Pubblichiamo l’intervista esclusiva fatta alla Dott.ssa Anna Maria Roncoroni, neuropsicologa, Dottore di Ricerca in Psicologia, Co-fondatrice e Presidente dell’Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione (www.aistap.org), membro del General Committee dell’European Council for High Ability (ECHA) oltre che membro del Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio degli studenti plusdotati e di talento, istituito presso il MIUR con decreto Dipartimentale R. 0001603.12 dal 15/11/2018.
DOTT.SSA ANNA MARIA RONCORONI, QUANDO SI PARLA DI PLUSDOTAZIONE E TALENTO, COSA SI INTENDE?
Quando si parla di plusdotazione ci si riferisce a studenti che dimostrano di avere capacità e abilità molto superiori ai pari età negli ambiti cosiddetti accademici, come la matematica, le scienze, le lingue, ecc.. Quando si parla di talento, invece, ci si riferisce di solito all’ambito artistico, delle arti visive, la musica e lo sport, che non possono essere misurati attraverso test di tipo cognitivo ma vengono valutati da esperti nei diversi settori che ne valutano la performance come molto superiore rispetto ai pari. Di solito ci si riferisce a circa il 5%-8% della popolazione studentesca. Nel caso della plusdotazione, si utilizzano quasi sempre test di tipo cognitivo, oltre ad altri tipi di valutazioni che completano il quadro e danno un’idea più precisa di chi sia la persona a 360°, includendo quindi anche gli aspetti emotivi e la personalità. Ricordiamoci, però, che non tutti manifestano attitudini specifiche sin da subito ed è proprio per questo che nella definizione generale si inserisce anche l’aspetto legato al fatto che avrebbero le potenzialità ma sono, per diversi motivi, inespresse.
SI PARLA A VOLTE DI ALTO POTENZIALE COGNITIVO, ALTRE VOLTE DI PLUSDOTAZIONE. SONO QUADRI NEUROCOGNITIVI DIFFERENTI O INDICANO LA STESSA COSA?
In realtà si tratta solo di terminologia, ma si sa che le parole hanno un peso… Quando si parla di APC si fa solo riferimento al livello cognitivo e quindi si escludono tutti i soggetti che rientrano in quello che abbiamo prima definito Talento, cosa che rende il termine APC un po’ riduttivo.
PER DEFINIRE UNO STUDENTE APC E/O PLUSDOTATO SI FA RIFERIMENTO AL QUOZIENTE INTELLETTIVO O ALL’INDICE DI ABILITÀ GENERALE? PUÒ INDICARCI I VALORI DI RIFERIMENTO?
In realtà, l’indice di Abilità Generale (IAG) lo si ricava da due dei quattro Indici che compongono il Quoziente intellettivo totale (QIT) misurato attraverso uno dei test cognitivi più utilizzati al mondo, ossia le Weschler. Secondo molti ricercatori, in effetti basterebbe misurare lo IAG per identificare i soggetti plusdotati perché misura quelle che sono le capacità di ragionamento verbale e non verbale. Il QIT comprende anche la memoria di lavoro e la Velocità di elaborazione a livello visuo-grafo-motorio, che sono poco correlate all’intelligenza vera e propria così come viene universalmente considerata, ossia come la capacità di maneggiare la complessità e di ragionare a livelli alti di astrazione, trovando collegamenti anche complessi tra concetti apparentemente lontani tra di loro . Per quanto riguarda i valori di riferimento, è sempre meglio parlare poco di numeri e riferirsi di più al percentile, perché nel caso in cui si usassero test differenti, i numeri potrebbero variare per motivi legati alla costruzione del test mentre il percentile no. Abbiamo parlato prima del top 5% della popolazione scolastica e quindi ci riferiamo al fatto che questi soggetti, per fare un esempio, si collocano al 95° percentile. Ciò significa che solo 5 persone su 100 ottengono un punteggio uguale o superiore al suo.
CHE CARATTERISTICHE PRESENTANO I BAMBINI APC E/O PLUSDOTATI?
E’ una popolazione molto eterogenea, così come il resto della popolazione, cosa questa che a volte rende difficile la loro identificazione se non si è adeguatamente formati. In alcuni casi, la differenza con i pari è talmente evidente che è più facile individuarli, ma vi sono molte variabili da tenere in considerazione e questo rende il lavoro più complesso. In generale, comunque, si può dire che sono molto curiosi rispetto a ciò che gli interessa, tanto che sin da piccoli quando si appassionano a qualcosa cercano di sapere tutto quello che possono su quell’argomento. Sono rapidi ad apprendere, a volte un pò in tutti gli ambiti altre volte invece in un ambito specifico. Fanno molte domande, spesso anche sul senso della vita e della morte, si chiedono il perché di tante cose e non si accontentano di semplici risposte ma vogliono capire fino in fondo, anche al di là di quello che possono realmente comprendere a causa della poca esperienza di vita che hanno, cosa che mette spesso in crisi i genitori. Molto spesso sono perfezionisti, cosa che può renderli lenti ed a volte irascibili se non riescono a fare le cose così come le hanno in mente. Ma possono anche essere molto sensibili, attenti a tutto ciò che li circonda, attenti osservatori ed a volte anche giudici di ciò che accade intorno a loro. Si annoiano quasi sempre quando le cose sono ripetitive e questo è uno dei più grossi problemi che incontrano a scuola. La maggior parte hanno buone relazioni con i pari ma alcuni invece fanno fatica a trovare argomenti da condividere e non sanno adattarsi alla diversità altrui, rimanendo un pò isolati e sentendosi come un pesce fuor d’acqua. Molto dipende non solo dal livello cognitivo ma anche dalla personalità del singolo, che può essere più o meno flessibile ed adattabile ai diversi contesti, riuscendo a cogliere il meglio da ogni persona che incontrano. Di solito, se non hanno problemi di linguaggio, parlano molto bene sin da piccoli, hanno un’ottima memoria di tipo associativo, ricordandosi cose accadute o dette anche anni prima. Si potrebbero dire ancora moltissime cose proprio perché il “mondo” della plusdotazione e del talento è complesso ed articolato, ma vorrei aggiungere un’ultima cosa: la passione e la creatività. Questi sono due elementi distintivi che, se vengono soffocati o si inaridiscono, non permettono a questi studenti di sviluppare il loro potenziale sino in fondo, cosa che, quando avviene, li rende anche persone più serene e felici.
QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ CHE UN INSEGNANTE INCONTRA NELL’AVERE IN CLASSE UN BAMBINO APC E/O PLUSDOTATO NON RICONOSCIUTO?
La difficoltà più grossa risiede nel fatto che non l’ha riconosciuto. Non è pensabile, allo stato attuale e per come è fatto il nostro sistema scolastico, pensare di poter valutare tutti gli studenti. Quindi le classi sono piene di studenti plusdotati non valutati. Ma l’insegnante ha il compito di capire i suoi studenti e di tirare fuori da loro il meglio. Solo con la giusta formazione ed esperienza si potranno riconoscere per poi chiedere eventualmente una valutazione esterna. Le difficoltà che un insegnante quindi può avere quando non riconosce di avere uno studente plusdotato in classe possono essere di diverso tipo: disturba in classe, non svolge i compiti così come richiesto dall’insegnante perché vorrebbe sperimentare nuove soluzioni, non riesce a gestirne la vivacità intellettuale che spesso diventa anche fisica, soprattutto per i maschi. Ma a pagare il prezzo più alto è lo studente, non l’insegnante, perché si sentirà diverso, sbagliato, non capito, a volte si disinteresserà della scuola stessa, che ritiene inutile e una perdita di tempo. La maggior parte trova le strategie per lavorare bene lo stesso, fare bene e non avere problemi particolari. Ma dovrà fare da sé, per non perdere fiducia in se stesso e perseguire i propri obiettivi comunque, malgrado a volte le circostanze siano avverse.
CHI PUÒ FARE UNA VALUTAZIONE DI PLUSDOTAZIONE?
La valutazione è il primo passo per una corretta individuazione e per la costruzione di un percorso personale di crescita, sia da un punto di vista più prettamente scolastico ma anche personale. Non esiste un albo degli esperti, quindi qualunque psicologo può fare un test del quoziente intellettivo e basandosi su quello ed altre informazioni che raccoglie in base alla propria esperienza, dire se il soggetto è plusdotato. Ma il mio consiglio è quello di informarsi bene prima di fare una valutazione di questo tipo. Occorre molta esperienza per fare questo tipo di lavoro: bisogna aver già lavorato con questi studenti, capirli, saperli aiutare nel modo giusto per poterli realmente supportare. Altrimenti la valutazione rischia di rimanere solo un pezzo di un puzzle e nulla più.
Se volete approfondire il tema della plusdotazione visitate la pagina Plusdotazione e Talento