Mamma non ti preoccupare, parto per l’Irlanda!

“Don’t worry about me, mama, I’m alright” canticchi a tua madre disperata; le hai appena annunciato che stai per partire per l’Irlanda, “qualche giorno, una settimana o una vita...

“Don’t worry about me, mama, I’m alright” canticchi a tua madre disperata; le hai appena annunciato che stai per partire per l’Irlanda, “qualche giorno, una settimana o una vita o due” e le è venuta la sindrome da abbandono al contrario. Tu, niente affatto commosso, cerchi di ricordare dove diavolo hai ascoltato quelle parole tra le centinaia di passate playlist della memoria, mentre lei ti immagina ebbro di canzoni e di allegria nel tipico pub irlandese. Anche tuo padre ti immagina nel pub, magari in piedi ad aizzare la folla di avventori al grido di “what’s the craic?”, tipica espressione irlandese che significa “come va?”. Ma non c’è preoccupazione nel suo sguardo…piuttosto ammirazione nei confronti del figlio viaggiatore.

Don’t worry about me, mama, I’m alright, mentre ricordi cosa ti ha detto il tuo amico che in Irlanda ci è già stato e ora è un bagaglio di nostalgia e racconti appassionati. “La Guinness”, ha esordito eccitato schioccando la lingua, novello Lucignolo con in bocca ancora il sapore della famosa stout, “la Guinness è tutt’altra cosa rispetto a quella che si beve qui: in Irlanda è più corposa e amarognola ed è nera come un rubino e con un retrogusto che…”. Lo interrompi subito perché non hai bisogno di sapere nulla: il St. James’s Gate Brewery, la casa della Guinness, è nella tua lista dei posti da vistare assolutamente; e poi sono anni che leggi di colline irlandesi e corteggi le scogliere da scalare per farti spettinare i pensieri dal vento e invidiare gli uccelli.

 

Hai pensato che una terra che dà i natali a 4 premi Nobel (Yeats, Shaw, Beckett, Heaney) e ha in panchina Wilde, Swift e Joyce – ehi, neanche il Dream Team americano ha tutti questi fuoriclasse – dev’essere speciale. E con tutti questi nomi altisonanti potresti davvero giocare a gara di rime, come Morrisey nella canzone degli Smiths Cemetry Gates, e avere Wilde dalla tua parte, meraviglioso dandy con il trifoglio all’occhiello e lo sguardo per niente appassito (“So I meet you at the cemetry gates, Keats and Yeats are on your side while Wilde is on mine”)

E quante volte hai immaginato di essere il frontman degli U2 – Irlandesi anche loro – e urlare tronfio e ammiccante “A Sort of Homecoming” in un karaoke al pub, soprattutto quando scala le note, finalmente “on borderland we run”? E modulare le corde vocali e il cuore, pregustare un ritorno a casa e immaginarla sotto il famoso cielo d’Irlanda.

Gli U2, Dublino, Brian Eno. Ma anche il violino e le faraoniche fisarmoniche impazzite della musica tradizionale irlandese, “prego signorina, mi conceda questo ballo e mi guardi negli occhi poiché in due la notte fa meno paura” e vediamo cosa resta alla fine della serata spesa a cantare Dirty Old Town e The Wild Rover, classici senza tempo della musica irlandese (e guai a chi non le conosce a memoria).

Band come i Pogues, i Dubliners, i Chieftains e tutta l’allegra combriccola di musicisti sbevazzoni dall’animo sensibile che riempiono i pub di salti e urla, tutti brothers and sisters, solidali per l’amore perduto e con l’anima sdentata.

E ancora Dublino, il fiume Liffey, i ponti e i suoi boardwalk a pelo d’acqua, la sua storia è la tua, dove c’è un fiume c’è un cambiamento, “amore che viene amore che vai”, il fiume non giudica, lui ascolta e ti consola.

E non solo Dublino ma anche Belfast e la sua storia, Galway con i moli, le barche, il divertimento e le ostriche e Cork, la Venezia irlandese, capitale culturale con ben 20 ponti affacciati sul fiume Lee;
e ogni giorni può essere San Patrizio se la compagnia è quella giusta, tra un trifoglio, un folletto e un racconto al chiaro di luna.

E poi il clima, oh sì, il clima piovoso, piove 20 volte al giorno e 20 volte rispunta il sole ed è come un’amante indecisa sul vestito da indossare, l’Irlanda, ma a te non importa perché sai che qualunque cosa indosserà sarà sempre bellissima. E poi la pioggia ispira i poeti e lascia a casa i furfanti, ha l’odore delle scelte e lava via i peccati, si sposa con i musei e le National Gallery, fa suonare piano per concentrarsi sulle parole. E le parole contano, come don’t worry about me, mama, I’m alright”.

 

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Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha vissuto a Torino, Barcellona, Valencia e Londra. Appassionato di musica, letteratura, ricordi e sguardi fragorosi, in “Do you know that” scrive di elenchi, curiosità, consigli e viaggi (veri e immaginati).
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