Say hello to heaven, Chris

“I read the news today o boy” , è morto Chris Cornell. Soundgarden. Flash back. Se come me eri un adolescente all’inizio degli anni 90, avevi i genitori impegnati...

“I read the news today o boy” , è morto Chris Cornell. Soundgarden.

Flash back.

Se come me eri un adolescente all’inizio degli anni 90, avevi i genitori impegnati a lavorare e a tralasciare il mestiere di vivere.

Se eri un adolescente in quegli anni, avevi bisogno di una guida; due le alternative: arrendersi alla religione o scegliere un cantante.

“Il cantante”! Non quello che ascoltavi svogliato alla sagra di paese, vestito a festa e sguardo basso per non incrociare (e deludere) quello fiero di tuo padre.

La musica è una cosa seria. La musica serve a muoversi (“Shake your hips” cantavano gli Stones negli anni 70 e qualcuno ha esagerato), è fatta di movimento e di movimenti. Come il reggae, il rockabilly, i mods, i punk, l’hip hop, il metal.

Negli anni 90 c’era il grunge, il sound di Seattle. La divisa d’ordinanza era formata da jeans strappati, camicia di flanella e malessere all’occhiello: il look perfetto per i figli della working class che non potevano permettersi i vestiti firmati. All’improvviso TU e la TUA inadeguatezza eravate alla moda. Con il vantaggio che uno stato d’animo non lo puoi imitare.

Poi c’erano le band e quei nomi bellissimi: Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains, Nirvana.

Dovevi soltanto scegliere il tuo Personal Jesus e mandare a memoria le parole, un’armatura perfetta contro i mulini a vento adolescenziali.

Molti formavano una band per cercare di essere qualcuno o forse soltanto per smentire il genitore avvinazzato che, a colpi di Guccini, ribadiva l’importanza di un titolo di studio.

Molti formavano una band, dicevo. Potevi copiare Pearl jam e la voce di Eddie Vedder, profonda come un sogno in fondo al pozzo. Per lui era stata coniata la parola “pathos”. C’erano gli Alice in Chains e le cicatrici di Layne Staley.

E poi c’era Chris Cornell con i suoi Soundgarden.

Capelli lunghi, fisico e pose messianiche, faceva arrossire la luna con le sua voce sexy e potente. In automobili ferme consumavamo le cassette per studiare “call me a dog” e contare la durata dell’acuto. “If you keep me on a leash and you drag me along”: saper cantare questa parte equivaleva a guadagnarsi il rispetto per l’eternità, per chi ci credeva.

L’eternità è soltanto una parola.

25 anni dopo, siamo sposati con figli (o almeno dovremmo), con una pancia di noia e postura sbagliate, amicizie annacquate e promesse da rimandare.

Non impariamo più le canzoni a memoria e leggiamo le notizie su Facebook.

E oggi 18 Maggio è morto Chris Cornell e lo stomaco brucia.

Se come me eri un adolescente negli anni 90, non era soltanto un cantante con una voce incredibile: era una manuale di sopravvivenza.

“Say hello to heaven”, Chris.

 

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Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha vissuto a Torino, Barcellona, Valencia e Londra. Appassionato di musica, letteratura, ricordi e sguardi fragorosi, in “Do you know that” scrive di elenchi, curiosità, consigli e viaggi (veri e immaginati).
One Comment
  • nicola
    19 May 2017 at 12:36 pm
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    Eh Gabriel, non ho parole…in questo articolo sei riuscito a dire tutto quello che di veramente importante c’era da dire!

    Bravo…

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