Immaginate. Esiste una casa, questa casa si trova in un palazzo. Il capo condomino di questo palazzo è un tipo un po’ strano, con dei baffetti tra il buffo e il bizzarro, un po’ alla Chaplin. Questo tipo si è messo in testa che il suo è il condominio migliore: bianco, puro, per così dire, di razza! Decide che anche gli altri devono essere come il suo e quindi vanno abbattuti quelli di altri colori e preservati quelli bianchi. Di più, pensando che lui sia l’unico a poter rendere un palazzo “puro” e, per non venir meno alla sua missione, decide di invadere, conquistare e occupare i palazzi e le case vicino e inizia a eliminare tutti gli “elementi” e, ahimè!, anche le persone che non li renderebbero come lui vuole. Quel qualcosa di strano che c’è in lui inizia a diventare qualcosa di folle.
Non contento, continua a fare lo stesso, occupare e distruggere, anche i palazzi più lontani. Tutto questo ovviamente non piace ad alcuni degli altri abitanti: “Perché mai questo tipo deve arrogarsi il diritto di fare tutto ciò in nome di questa presunta superiorità?”. Decidono così di arginarlo in qualche modo, di fermare questa sua strana e folle idea. Dall’altra parte però c’è, purtroppo, invece chi crede che lui abbia ragione, forse per convenienza, forse addirittura credono davvero che possano esistere palazzi di “razza” o forse per avere anche loro il proprio “pezzo” di palazzo o il loro momento di gloria. Sta di fatto che la situazione innegabilmente precipita. Si creano due fazioni contrapposte, lo scontro tra le due parti si estende, prima al vicinato, poi al quartiere e poi in tutta la città. Tanta distruzione e tante e tante e tante persone uccise in nome di questa folle idea di quell’umo col baffo alla Chaplin.
Dopo anni di sangue e dopo tanta violenza, lo scontro si chiude, quell’uomo non esiste più ma non forse le sue idee. Comunque viene stipulata la pace ma è una pace scritta con in compasso, infatti viene relegata ad una spartizione tra i vincitori e il palazzo di quell’uomo viene diviso tra le due parti. Tutto sembra finito ma un conflitto chiuso con un righello porta solo a contare i centimetri e non i valori. Così questi due blocchi iniziano a fare a gara di controllo e a spaventarsi a vicenda. Giocando a scacchi con la paura, ognuno fa la sua mossa, si spostano blocchi di difesa, si rincorre l’arma più potente. Una partita “fredda”, entrambi preparano il loro schieramento ma senza attaccare ma solo scatenando l’angoscia di poter attaccare. Così in quella città si spegne il calore del vivere e si vive all’ombra di quel freddo e strano amore per la “bomba”. E dal compasso e la riga si passa così al livello.
Tenete presente il palazzo di quell’uomo da cui tutto questo è partito? Bene, in quel palazzo viene eretto un muro che divide realmente in due le fazioni opposte. Famiglie e persone che fino a poco prima vivevano insieme, condividevano il loro quotidiano, adesso non possono neanche darsi il buongiorno di persona.
E ricordate la casa che vi chiedevo di immaginare? Ecco, in quella casa abitavano un marito ed una moglie. I due vengono divisi nella stessa loro casa da quel muro, uno da una parte e uno dall’altra. Essi non possono più darsi un bacio alla mattina appena svegli, abbracciarsi, farsi una carezza, non possono più vivere il loro amore, non possono più vivere. Quel muro aveva riempito la loro vita di vuoto e solitudine.
Ma può davvero essere successo qualcosa del genere? Sì, se quel palazzo lo chiamiamo Germania, quel folle uomo Adolf Hitler, quella città Europa e quello scontro Seconda Guerra Mondiale, tutti possiamo capire cosa è successo davvero. Tutti purtroppo conosciamo come è andata e come è proseguita la Storia.
Quel muro era il Muro di Berlino ed è proprio così, come il marito e la moglie di quella casa, che si devono essere sentiti i cittadini tedeschi divisi nella loro stessa città, con la loro vita appesa a dei mattoni, con la loro condizione di sentirsi stranieri a casa propria.
E proprio la metafora della casa non l’abbiamo scelta per banalizzare e semplificare la storia ma per sottolineare l’idea e i valori in cui noi di ETN, insieme a tutti voi, crediamo fermamente: l’Europa è la casa di tutti, indivisibile, (mai più!), accogliente e focolaio di pace.
Tanti uomini, armati solo di volontà e passione, hanno lavorato perché arrivasse quel 1989 e cadesse quel muro. A noi spetta il dovere, sì proprio così, il dovere di portare avanti e continuare quel lavoro. Di rendere l’Europa davvero la casa di tutti, il posto in cui i nostri sogni diventano realtà.
Questo impareremo nel nostro PON in Germania.
Come abbiamo raccontato, la Germania e la sua capitale Berlino, sono stati i luoghi dove l’Europa è stata divisa, fisicamente, e poi riunificata. Sono i luoghi dove quel muro è stato eretto per sgretolare ogni idea di pace e civiltà, i luoghi dove quello stesso muro è stato fatto cadere da ognuno di noi per far nascere una sola grande comunità politica, economica e sociale, l’Europa. Ed è proprio in questi posti, a Berlino, che abbiamo la nostra agenzia formativa, Berlink. Ed è proprio da questi posti che inizierà il nostro viaggio lungo la storia di unificazione dell’Europa tutta, il nostro percorso per la costruzione della nostra casa comune europea.
Questo sarà il nostro PON in Germania, qui vi porterà ETN, questo faremo insieme: 1 luogo, 1 storia, l’Europa. L’Europa e noi, cittadini europei!
Per maggiori informazioni sul nostro PON Cittadinanza Europea in Germania visita il sito www.progettipon.it o chiamaci allo 0971 51794 o scrivici a salvatore@etnmanagement.eu