Immaginate. Un uomo, un uomo qualsiasi, potrebbe essere uno come noi, anzi potremmo essere noi. Quest’uomo porta avanti la sua vita, lavora, ha una famiglia, ha i suoi hobby, i suoi interessi. Legge i suoi libri preferiti, fa lunghe passeggiate, gioca con i suoi figli. Insomma una vita tranquilla e serena. Vive in un paese bello, pieno di distese verdi, il mare, le coste. Tutto come se lo immaginava. Un uomo così potrebbe non temere nulla, potrebbe non pensare che c’è qualcosa che non può fare spensieratamente. Eppure qualcosa, qualcosa c’è! Quest’uomo ha una sola paura, quella di professare liberamente la sua fede, di parlare delle cose in cui crede.
Voi direte: è normale! Stiamo parlando sicuramente del Medioevo! No, non per deludervi, ma parliamo di qualcosa iniziato solo 90 anni fa. Sì, proprio così, solo 90 anni fa!
Erano i primi anni del 900 quando nel Paese di quest’uomo una minoranza religiosa venina discriminata dal resto della popolazione di un altro credo.
Per questa minoranza era impossibile trovare lavoro, trovare casa e avere una se pur minima rappresentanza politica.
Iniziarono marce di protesta e di rivendicazione dei diritti. Ma queste marce spesso venivano attaccate dagli estremisti della formazione opposta fino ad arrivare a scatenargli contro vere forze paramilitari. Ma questo era solo l’inizio!
La violenza cresceva, l’odio diventava sempre più viscerale e gli scontri diventarono vere e proprie guerre civili. Tanto sangue sparso, morti, devastazione per le città.
Era arrivati gli anni 60 e, dopo più di quarant’anni, tutto questo terrore non accennava a diminuire, anzi, come una canzone diceva, per le strade tanti volti non avevano un “bel colore”, c’era volti di terrore e volti terrificati e chi “non terrorizzava si ammalava di terrore”.
Da un parte si colpivano con le bombe obbiettivi economici e politici, dall’altra l’esercito sparava sulla folla ferendo e uccidendo. Era una gara, una macabra gara dell’orrore.
Alcune città erano diventate città fantasma, nessuno usciva di casa, nessuno passeggiava più perché ci si poteva trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato ed essere uccisi solo per questo, solo per voler vivere.
La situazione era talmente drammatica che a quell’uomo, quell’uomo che prima aveva una vita tranquilla, gli era stato portato via anche quello. Come a lui, a nessun altro era più consentito lavorare tranquillamente, godersi la propria famiglia, avere i propri interessi, passeggiare. Non esisteva più una vita in questo Paese. Questo Paese era diviso, profondamente diviso e ferito, ferito come tutte quelle persone che ogni giorno rischiavano di morire per il semplice motivo di essere nati lì. Quel paese era l’Irlanda del Nord, il conflitto quello tra cattolici e protestanti.
Il conflitto è andato avanti per anni e, tra tentativi di tregua e cessate il fuoco, continue violenze di ogni tipo, attentati e omicidi, si arrivò finalmente al 1988 quando con l’ “Accordo del Venerdì Santo” si posero le basi per il processo di pace.
Purtroppo le violenze non cessarono immediatamente e ancori oggi qualche gruppo isolato cerca di alimentare questa linea di paura. I segni di questa tragedia civile sono ancora visibili in una delle città più martoriate, Belfast ,che presenta ancora i 99 muri che dividevano fisicamente i cattolici dai protestanti.
Ma questi muri non devono spaventarci!
La risoluzione del conflitto nordirlandese fu dovuta ad azioni e trattative politiche ma anche e soprattutto ad una grande “Comunità” che in quegli rafforzava sempre di più le sue radici e i suoi valori, la Comunità Europea. Fu questa grande forza che sparse nuova luce sul quel muro di terrore, luce di speranza e serenità sulla storia tormentata e violenta dell’Irlanda del Nord.
Fu l’Europa che iniziò ad insegnarci la vera tolleranza verso ogni etnia, ogni razza ed ogni credo, cattolico o protestante che sia.
Infatti è sulla pace e la cooperazione che l’Europa si fonda ed è a questi principi che i cittadini nordirlandesi, e con loro tutti noi, dobbiamo continuare a tendere.
Questa spinta di speranza e inclusione ha permesso il dirimersi del conflitto, questi stessi principi sono quelli che devono muoverci.
Non abbiamo ancora detto che, purtroppo però, come se non bastasse, questa vera e propria guerra civile nordirlandese non si limitò a questo paese ma travolse anche altre nazioni, come l’Inghilterra e la Repubblica d’Irlanda. Anche quest’ultima vide i suoi cittadini cadere in nome di una insensata e crudele guerra di religione ed anche quest’ultima seppe fare appello alla pacifica convivenza per riconquistare pace e tranquillità
E’ proprio da qui che muoverà la nostra storia, questo è quello che impareremo nel nostro PON in Irlanda.
Proprio in Irlanda esiste una città, Cork, la seconda per estensione, il cui motto è “Statio Bene Fida Carinis” cioè “Un porto sicuro per le navi”. Questo motto è il simbolo di quella tolleranza di cui tutta la nazione irlandese ha avuto tanto abbiamo bisogno e di cui l’Europa è approdo sicuro. Ed proprio in questa città che si trova la nostra agenzia formativa, Training Vision Ireland ed è in questo “porto” che attraccheremo per iniziare il nostro viaggio nella storia di conflitti e contrasti ma anche di tolleranza, rispetto e libertà dei territori irlandesi.
Questo sarà il nostro PON in Irlanda, qui vi porterà ETN, questo faremo insieme: 1 luogo, 1 storia, l’Europa. L’Europa e noi, cittadini europei!
Per maggiori informazioni sul nostro PON Cittadinanza Europea in Irlanda visita il sito www.progettipon.it o chiamaci allo 0971 51794 o scrivici a salvatore@etnmanagement.eu