Sofia tra storia e coraggio. Seconda parte

La Bulgaria, paradiso terrestre d’una bellezza senza fine.

Doriana Lucia, a Sofia per uno stage con Bulgaria Gateway, ci svela alcuni segreti della città bulgara.
Prima di immergervi nella lettura, restate connessi!

 

“Mila Rodino, ti si zemen raj,
tvojta hubost, tvojta prelest ah, te njamat kraj!”

“Cara Patria tu sei il paradiso terrestre,
la tua bellezza, il tuo incanto, non hanno fine.”

Mila Rodino, G. Dzhagerov e D. Metodiev

 

La Bulgaria, paradiso terrestre d’una bellezza senza fine. Quanto amore in queste parole che sono il ritornello dell’inno bulgaro.

Incanto e poesia di una terra che ha combattuto per la libertà conoscendo la sottomissione dell’Impero Ottomano e poi del comunismo sovietico, ma che oggi sa essere aperta e fiera della propria storia.

E così incontrando un cavallo e il suo zar, Alessandro II, posti su un piedistallo in bronzo, fissati nell’attimo eterno di una scena di guerra, sembra di sentire gli echi della vittoria ed i guerrieri quasi vorrebbero scendere per mostrare ancora la loro forza. La statua si trova di fronte al Parlamento bulgaro è in bronzo ed è stata realizzata da un italiano Arnoldo Zocci, fu completata nel 1905.

Vicino, la chiesa russa costruita nella stessa epoca per ringraziare i russi per l’aiuto fornito nell’espulsione dal Paese dei Turchi Ottomani. Impossibile rimanere indifferenti, il suo esterno è variopinto e riccamente colorato e quasi contrasta con l’atmosfera austera che si trova all’intermo, le croci poste sulle cupole verdi giocano a nascondersi tra i rami spogli.

Tra un sorriso e un “dobro utro” cordiale (buongiorno in bulgaro), esco da un bar dal nome italiano – una caffetteria – con l’illusione di aver bevuto un vero caffè e mi ritrovo a guardare una scena che mi lascia in uno stato sospeso tra il sorpreso e il perplesso, una signora con un mantello grigio e nero, seduta su una sedia getta a terra il riso facendo mangiare un centinaio di piccioni che si sentono a quel punto legittimati a ringraziare a loro modo, e come fossero ubriachi di riconoscenza si precipitano in gran numero sulle sue spalle a sussurrarle di prendersi cura di loro anche domani, sul suo volto la gioia di aver condiviso il suo niente.

Più in là un altro clochard chinato con la fronte poggiata a terra, quasi a voler sottolineare che non c’è limite alla sua prostrazione e potrebbe anche imprimere le sue rughe sul ghiaccio.

Sì, perché Sofia è anche questo; storie di sofferenza e povertà. Anche se distogli lo sguardo, loro sono sempre lì, cariche di riconoscenza per un lev, accomodato tra una mano che chiede ed un altro giorno che tarda a passare.

E poi alle loro spalle la Giustizia, un palazzo sontuoso con due grandi leoni ad accompagnare all’ingresso e a ricordare che secondo alcune leggende un tempo Sofia non era così fredda, ma a dire il vero è molto più probabile che sia stato scelto questo simbolo perché espressione di forza e coraggio.

Molti sono i leoni che proteggono la città e li puoi trovare mesti oppure pronti a far sentire il loro spirito guerriero.

Non stupisce che il tempo si sia fermato nel Museo Archeologico Nazionale, ospitato nell’edificio della moschea di Buyuk, l’edificio più antico conservato fino ad oggi a Sofia, noto come moschea di Koca Mamhud Pascià, cioè la Grande moschea di Mahmud Pasha, costruita nel 1494.

C’è una esposizione permanente che accoglie i capolavori delle culture e delle civiltà antiche fiorite sul territorio della Bulgaria.

Tra i monumenti più impressionanti di epoca romana c’è la testa in bronzo dorato di Apollo, il suo viso paffuto, i suoi occhi un po’ tristi, un po’ indifferenti.

Il Museo Nazionale di Archeologia ospita mostre nazionali ed internazionali prestigiose ed è uno dei centri culturali più importanti della Bulgaria.

Proust diceva che il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi, ebbene Sofia la si può scoprire solo guardandola con occhi nuovi, liberandosi da pregiudizi e storture culturali.

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