Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. (Art. 3 della Costituzione italiana)
Così recita l’articolo 3 della Costituzione italiana, ma purtroppo oggi non è questo che accade nella nostra società . Infatti il World Economic Forum, che si è tenuto in Svizzera pochi giorni fa, ci consegna un quadro piuttosto grigio: lo studio del WEF misura le economie di 82 Stati divise in 5 dimensioni (salute, scuola, tecnologia, lavoro, protezioni/istituzioni) per valutare la mobilità sociale e di conseguenza l’uguaglianza sociale in questi Paesi.
L’Italia in questo studio si trova al 34° posto, preceduta da Portogallo e Spagna e alle spalle di Cipro, Polonia, Lettonia. Fra i punti deboli che la ricerca individua come fattori discriminanti ve ne sono soprattutto due che vogliamo segnalare: il primo è rappresentato dalla mancanza di diversità sociale nelle scuole, che non favorisce quindi l’inclusione fra individui di ceti sociali diversi della società. Il secondo fattore consiste nella presenza di un’alta percentuale di NEET (cioè i giovani che non lavorano e non si formano): essi sono oltre 2 milioni in Italia, ossia 1 giovane su 4 fra i 15 e i 34 anni. Tali dati sono inoltre confermati dalla ricerca effettuata nell’ambito del progetto YOUTHShare che ha analizzato questo target di giovani nei Paesi partner del progetto (Italia, Spagna, Cipro e Grecia).
Tutto questo ha ricadute molto negative sullo sviluppo economico e sulla crescita sociale (ma anche professionale e personale) di questi giovani ma è un fenomeno che coinvolge tutta la collettività. L’ascensore sociale è dunque lento – ci dice il rapporto del WEF – in molti Paesi: in Danimarca servono 2 generazioni per passare da una famiglia a basso reddito a un reddito medio, in Italia e negli USA si arriva a 5 generazioni e in Sud-Africa a 9 generazioni.
Ma, come ci ha anche detto il Presidente Mattarella nel suo messaggio di fine anno poco più di un mese fa, “l’Italia è migliore di come sembra”.
I margini di miglioramento sono ampi e assolutamente percorribili da subito: noi stiamo facendo la nostra parte, grazie alle attività progettuali di YOUTHShare, con cui cercheremo di dare il nostro contributo per affrontare al meglio questa sfida attraverso soluzioni socialmente sostenibili.
Crediamo infatti che le soluzioni ci sono e iniziano anche a essere praticate ai livelli istituzionali locali e regionali, soprattutto se le parole-chiave, da ora in poi, saranno fiducia, civismo, dialogo, inclusione.