L’inglese, come l’amore, è nell’aria. E come l’omonimo singolo del 1978 di John Paul Young – Love is in the air, appunto – lo trovate dappertutto, in posti misteriosi, curiosi e bizzarri.
Lo rintracciate nelle pensierose camminate pomeridiane della domenica, mentre strisciate scarpe e foglie e fischiettate una melodia di tante stagioni fa (ma le stagioni non sono quelle televisive e gli anni passano davvero, come forbici su capelli e opportunità);
lo trovate nel libri su David Lynch di vostri giovani amici scrittori; è presente sul computer nel tasto ESC, quello che vostro padre, esperto di computer come un daltonico di arcobaleni, schiaccia forsennatamente per scappare dai guai – e non ha poi tutti i torti, il simpatico genitore, giacché ESC significa proprio fuga;
lo avvertite nei Levi’s stretti e nelle maglie larghe dei progetti per il futuro; è nei testi censurati, negli avvisi per i genitori (parental advisory), è nei cartelli dove ci invitano a non sputare nelle carrozze dei treni della Lucania, persi nel “per sempre” di una promessa sincera che sapete di non poter mantenere;
è negli ammonimenti a non salire con i piedi sulla panchina, scritti così in alto che per leggerli siete costretti a salire sulla panchina.
E lo trovate nella quotidianità, nei discorsi affannati e in quelli rilassati da calice di vino e mignolo sollevato, come dopo uno scampato pericolo.
Volete qualche esempio?
Vi lamentate del job’s act e non credete agli exit poll; avete un meeting con il manager e il CEO per parlare della mission da pianificare per la nuova start up.
Avete necessità di parlarne con il Country Manager ma questa settimana fa il part time e dovete aspettare per pensare a nuovi target per il product placement.
E bisogna che facciate in fretta perché avete una deadline da rispettare: c’è scritto nella mail che controllate dallo smartphone. Ne avete comprato uno nuovo perché al vecchio non funzionava il touchscreen e aveva pochi giga di RAM. E con questo nuovo modello è più semplice controllare i social, la vostra nuova ossessione.
E si sa, lo smartphone è un must-have, l’oggetto imprescindibile per essere cool e trendy durante le conversazioni di fine weekend con la vostra amica di sempre, a parlare di com’erano belli tempi senza tutta questa dannata tecnologia.
E dopo aver raccolto livore e indignazione sulle nuove generazioni (i millenials), maratona Netflix guardando Better Call Saul, lo spin off di Breaking Bad
Tra una scena e l’altra, fate il download dell’ultimo concerto dei Rolling Stones, sperando che sia dal vivo e non in playback come qualche maligno afferma. Sonnecchianti, avreste bisogno di un coffee break o di una skype call…e di un big love, per rimandare a Raining in Baltimore dei Counting Crows.
Un’occhiata ai dati del telefono e, accidenti, non eravate collegati alla rete wi-fi e avete consumato tutto il traffico del mese. Ah che belli i tempi in cui c’erano quelli che non avevano “capito cosa vuol dire Hi-fi” (Luca Carboni, dal disco Forever, 1985), vi dite sotto voce annusando un vecchio LP di Elton John.
Perplessi ma sorridenti come un prestito scampato con eleganza, accendete il PC e tra i vostri appunti scritti su Word, trovate un happy ending per l’articolo che state scrivendo. Questo.
Se state come d’autunno sugli alberi le foglie, siete pronti per leggere la altre puntate della Mission English Reloaded