Il nostro Andrea De Carlo è stato ospite a Buongiorno Regione – Emilia Romagna in onda su Rai Tre per raccontare l’esperienza dello #ScuolaPerScuolaTour. Qui lo script dell’intervista:
Andrea, con un camper chiamato Camillo hai compiuto un viaggio: come e perché?
“Insieme al mio amico videomaker Enrico Gennari abbiamo compiuto questo viaggio per incontrare tanti studenti italiani e dare loro una risposta e aprire un confronto. Ci siamo quindi inventati quest’idea di far visita ai ragazzi per mezzo di un camper, denominato appunto ‘Camillo il camper tranquillo’ per via della sua moderata e modesta velocità. Lo abbiamo preso dopo aver visitato più fiere del camper la scorsa estate, dopodichè abbiamo pianificato le tappe e a dicembre 2017 siamo partiti. Il risultato è l’incontro con 40000 studenti in 19 città e 32 istituti. È stato un bellissimo percorso di comunicazione tra studenti”.
Voi cosa volevate dire ai ragazzi?
“Noi volevamo cercare un confronto, un dialogo: aprire un nuovo canale di comunicazione, faccia a faccia. Per raggiungere questo risultato ci siamo rivolti a una realtà, ETN, leader nel settore della formazione degli studenti e insieme ai loro professionisti abbiamo fatto in modo che i ragazzi si sentissero sicuri e guidati nel parlare dei loro disagi personali. Si tratta di un metodo di ascolto quello che stiamo cercando di portare noi”.
Nelle scuole hai affrontato il tema della droga in questo anno di #ScuolaPerScuolaTour. Come ti sei relazionato ai ragazzi nel trattare questo problema?
“Credo che la chiave di questo tipo di comunicazione non stia nel tralasciare il mondo degli adulti, ma nel collaborare con loro. Il mio ruolo è stato quello di ‘ponte’ o facilitatore. Lo studio è una parte fondamentale della crescita, uno non si puo’ improvvisare esperto, ed è per questo che ho sempre collaborato con piacere durante questo tour con organi di polizia e operatori del servizio tossicodipendenze”.
Nel mondo giovanile la droga è “smart”, un modo di trasgredire. Che cosa ti è arrivato da questi studenti? Che percezione hai?
“Mi è arrivato un grande disagio legato al fatto che non si sentono appartenenti a nulla. In questo mondo di relazioni virtuali, di relazioni vere con la V maiuscola se ne contano poche. La costruzione di una relazione autentica e forte è stata proprio una mission che ci siamo dati in tour. Il canale di comunicazione faccia a faccia ha raggiunto questo risultato: abbattere la barriera social attraverso un contatto diretto”.
Perché i tuoi coetanei non si sentono appartenere? Hanno tanti strumenti per essere protagonisti, c’è facebook, youtube, instagram…
“Questo tipo di legami non sono da trascurare. Si va verso un nuovo modo di comunicare, per cui bisogna prestarci attenzione. Credo pero’ manchi una profondità, un ascolto vero dei ragazzi. Bisogna andare oltre, non fermarsi alla superficie delle cose”.