Capita sempre più spesso, magari anche per l’approssimarsi della stagione calda: dopo le mie 2 ore in classe, ne esco grondante di sudore, sfibrato, cosparso di gesso dalla testa ai piedi come un calco di Pompei ambulante. Ma non se ne può fare a meno. Finché riempio freneticamente la lavagna di tratti che delineano frasi, mappe, persino disegnini, l’ attenzione dei ragazzi è, almeno per un attimo, almeno un pochino, desta. Se mi rivolgo a loro senza il tramite della lavagna, è come se le parole vagassero nell’aula senza raggiungerli mai: gli occhi sbarrati della fanciulla prima puntano verso uno spigolo indefinito, poi qualsiasi suono proveniente da me perde di consistenza acustica, sostituito dalla voce della compagna di banco, con cui si mette tranquillamente a chiacchierare. E, a quel punto, è inutile ogni tentativo di coinvolgerli, di “renderli protagonisti del processo formativo”: a nulla valgono gli sforzi per elicitare una risposta, il ricorso ad aneddoti curiosi, truculenti, persino osceni… si disperdono nel caos montante. La comunicazione è chiusa.
E dire che insegno in una classe V, in un liceo, in una realtà non spiccatamente multietnica come quella di Potenza, in cui, cioè, è raro trovare nelle classi alunni che hanno poca familiarità con la lingua.
La difficoltà degli studenti a mantenere l’attenzione, nonché la loro incapacità di approfondimento, è un fenomeno talmente generalizzato da non potersi liquidare affermando semplicemente “è colpa dei ragazzi!”. Non è questa la sede per individuarne le cause, ma è indiscutibile che siano presenti motivazioni di carattere culturale-generazionale consolidate e complesse.
Mai come ora sarebbe davvero fondamentale dotare tutte le scuole, tutte le classi, di strumenti che permettano di insegnare sfruttando appieno le possibilità che la tecnologia ci offre. Quegli strumenti che, se utilizzati con consapevolezza e un pizzico di creatività, sembrano davvero poter veicolare nei discenti il desiderio di apprendere, che oggi, il più delle volte, è surrogato, nei casi migliori, dall’ambizione a prendere “buoni voti”.
Parliamo, in modo particolare, della LIM. La Lavagna Interattiva Multimediale, tra i tanti vantaggi che offre (tra cui, l’emancipazione dal gesso!), permette un ampio ricorso a risorse di tipo iconico, riuscendo ad agevolare lo studio in soggetti che presentano differenti stili di apprendimento. La scuola di oggi, tra le funzioni che le sono universalmente riconosciute, ha il dovere di essere inclusiva. In questo senso, la LIM, facilitando l’apprendimento anche in quei soggetti che rientrano nell’ampia categoria BES (ossia, disabili, DSA e studenti svantaggiati dal punto di vista socio-economico), è un mezzo indispensabile per valorizzare le differenze, venendo incontro alle esigenze di chi, in una dimensione tradizionale di lezione frontale trasmissiva, si troverebbe in una condizione di svantaggio. Questo perché le LIM sono, appunto, multimediali: stimolano, oltre a un apprendimento di tipo uditivo (possibilità di inserire suoni, registrazioni di voci narranti, musiche) e tattile/cinestesico, anche e soprattutto un apprendimento di tipo visivo.
Ovviamente, questo è solo uno degli aspetti rilevanti riferibili all’utilizzo delle LIM durante le lezioni e che ne evidenziano l’indispensabilità. Il problema è che, in genere, gli istituti (mi riferisco principalmente alla mia esperienza personale e quindi alla scuola secondaria di II grado) ne posseggono pochi esemplari, o, alle volte, non ne dispongono affatto. La ragione principale risiede nei costi molto elevati e forse, in alcuni casi, nella scarsa consapevolezza della sua importanza. Nella scuola in cui insegno (sicuramente più orientata alle TIC di molte altre), la LIM è presente, ma solo nel laboratorio di informatica: per accedervi, è necessario prenotarsi con qualche giorno d’anticipo. Chiaramente, meglio di niente, ma non può essere una sporadica fruizione a consentire di sfruttare al meglio le opportunità che offre per superare la crisi didattica che stiamo affrontando. Il giorno in cui tutte le classi avranno a disposizione una LIM potremo finalmente contare su uno strumento decisivo, a mio avviso, nel restituire motivazione ai discenti e serenità agli insegnanti. Questi ultimi, dal canto loro, dovranno farsi trovare pronti per questo appuntamento, sebbene, da quanto ho potuto esperire in questo caso, la teoria vale a poco se poi non c’è la possibilità di sperimentarsi praticamente.
Ai colleghi non posso dir altro: resistete!… i nostri stanno arrivando (speriamo…)!