“A Berlino ho visto il futuro. È la città più nuova che abbia mai visitato”.
Così scriveva Mark Twain nel 1892 in un diario di viaggio dopo aver trascorso qualche mese nella capitale tedesca. È passato più di un secolo da allora, ma quella osservazione del grande scrittore americano risulta assolutamente attuale. Infatti Berlino è molto cambiata dopo il periodo di profonda ricostruzione avvenuto con la caduta del muro nel novembre 1989, che, come dice proprio Augias nella sua trasmissione ‘Città segrete’ dedicata a questa città, divideva 193 strade e tagliava in due 13 stazioni della metropolitana, ma soprattutto separava famiglie, amicizie, sentimenti. Quel muro fatto di cemento e paura diventava, fra euforia e timore, simbolo di libertà e di pace, come una grande tela su cui artisti di tutto il mondo hanno voluto lasciare la loro traccia per raffigurare quel momento preciso e tanto importante nella storia dell’Europa intera.
In coerenza con il suo motto ‘Avanti sempre, indietro mai’, Berlino è una città che sa guardare avanti e migliorare, in continuo mutamento, camaleontica e animata da fermenti culturali e artistici di ogni tipo: da Potsdamer Platz, dove l’architetto di fama internazionale Renzo Piano ha ricostruito il tessuto urbano attraverso piazze e strade, teatri e grattacieli, al Bundestag, sede del parlamento tedesco con la sua famosissima cupola in vetro, opera dell’architetto e designer inglese Norman Foster, diventata simbolo della nuova Berlino e accorsata meta turistica.
‘La memoria è un bisogno, di più è un dovere per prendere coscienza degli errori del passato e cercare di non ripeterli’, dice Augias parlando del ‘Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa’. Costruito nel 2005 nel centralissimo quartiere Mitte dall’architetto ebreo americano Peter Eisenmann su 19.000 metri quadrati di superficie, formato da circa 2700 blocchi di cemento tutti disposti alla stessa distanza ma con diverse altezze, ‘è un‘opera imponente e ammonitrice’ realizzata per ricordare le vittime dell’olocausto ‘in un drammatico gioco di pieni e di vuoti’. Berlino è anche la città di nascita di una delle cantanti e attrici più famose del mondo, Marlene Dietrich, nata nel quartiere di Schoneberg nel 1901. Donna solitaria e indipendente, dal fascino particolare quasi androgino che la caratterizzava, ebbe un successo internazionale grazie al film del 1930 ‘L’angelo azzurro’, successo che la catapultò nell’ambiente hollywoodiano dove iniziò la sua brillante carriera nel cinema americano. Ma Marlene, ‘diva per antonomasia e impegnata contro il Nazismo’, era anche una favolosa cantante che interpretò in modo unico e struggente una canzone che grazie a lei divenne famosa in tutto il mondo e fu tradotta in tantissime lingue: ‘Lili Marlene’. Il testo fu scritto da un giovane poeta costretto a partire per il fronte durante la Prima guerra mondiale lasciando la sua amata con sofferenza ma anche con tanta speranza di rivederla un giorno sempre lì, sotto quella lanterna, luogo del loro ultimo incontro. Marlene, che si era distinta per aver aiutato i rifugiati ebrei e rinnegato le ideologie naziste, cantò questa canzone per le truppe alleate facendola diventare un inno di fratellanza e di speranza per tutti i soldati che combattevano e che sognavano di tornare dalle loro amate nella loro patria.
‘Berlino è stata segnata da dolorose cadute, ma è stata capace ogni volta di reinventarsi e rinascere: una città che ha vissuto tante vite diverse e ognuna ha lasciato una memoria impressa sulla sua pelle’: è proprio questo l’effetto che fa questa città, ‘capace di stupire e affascinare, in bilico fra mistero e modernità’.
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