Lo scorso venerdì 30 settembre si è tenuto, presso la sala Convegni del Museo Provinciale di Potenza, il seminario formativo dal titolo “Soft Skills… dal mondo della scuola al mondo del lavoro”.
Il Seminario è stato organizzato da ETN School, ente di formazione accreditato dal MIUR e da Axonforce, uno dei partner italiani (l’altro partner italiano è il Salone dei Rifiutati) del progetto KA2 Erasmus+ Vet “Playing 4 Soft Skill”.
L’iniziativa ha rappresentato anche il Multiplier Event di Axonforce per il progetto “Playing 4 Soft Skills”, con la presentazione dei 4 risultati di progetto realizzati: ricerca sulla soft skill, il manuale con relativo gioco da tavolo sulle soft skills, un’app, e il manuale per i professori per svolgere ruolo di facilitatori durante il gioco da tavolo.
Presenti all’evento Dirigenti e Rappresentanti di Istituti di diverso ordine e grado (Primaria e Secondaria, Università), docenti, USR Basilicata, mondo del lavoro (Asset Camera di Commercio Basilicata), e un importante numero di studenti.
A fornire elementi fondamentali per comprendere meglio il complesso fenomeno delle soft skills, il professor Ugo Morelli (Professore di Scienze Cognitive applicate, Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione e di Psicologia della Creatività e dell’Innovazione all’Università degli Studi di Napoli Federico II) con la sua illuminante relazione.
Proviamo, però, a contestualizzare l’argomento.
Il politologo americano nel 1992 Fukuyama scrive il saggio “La fine della storia e l’ultimo uomo”, in cui teorizza che con il primato del capitalismo (caduta del Muro di Berlino) e della diffusione del modello di democrazia occidentale l’umanità intera possa approdare a Stati democratici e liberali. Fine della storia appunto. Teoria comunque rivista dallo stesso Fukuyama nel saggio successivo “Fiducia”.
Sembrava che un finale da favola… “e vissero tutti felici e contenti”, potesse rappresentare l’epilogo, a portata di un tempo accettabile, per noi umani.
E invece altro che fine della Storia! C’è stata un accelerazione continua della Storia che ha portato, tanto per fornire un rapidissimo resoconto, a conflitti bellici locali diffusi, l’attacco alle torri gemelli e, più recentemente, la Brexit, la pandemia, problemi ecologici (innalzamento delle temperature, carenza d’acqua) ed energetici, flussi migratori di bibliche dimensioni, povertà, disoccupazione, il conflitto tra Russia e Ucraina (in effetti tra Oriente ed Occidente per nuovo Ordine Mondiale) con un preoccupante escalation tanto da riparlare, pericolosamente, di utilizzo bellico del nucleare.
Ma cosa c’entra tutto questo con le soft skills? L’approccio che vogliamo dare al ragionamento è che il vissuto quotidiano dei nostri giorni sta producendo biografie individuali fortemente perturbate da eventi vorticosi e angoscianti, da una volatilità assoluta e continua delle trame e dai fatti che ci arrivano e ci condizionano. La dimensione emozionale nelle nostre esistenze è messa pericolosamente in subbuglio da tutto questo.
Giovani in progressivo corto-circuito emozionale; persone sottoposte continuamente a pressioni dovute da sensi di inadeguatezza e insoddisfazione conseguenza, anche, di organizzazioni di lavoro che mettono ciclicamente in discussione competenze possedute, performance e risultati raggiunti; famiglie che gestiscono con sempre maggiori difficoltà le relazioni al proprio interno. L’aumento esponenziale, in diverse categorie della popolazione, dell’uso/abuso di psicofarmaci, droghe, antidepressivi, alcool, è una spia preoccupante degli approdi raggiunti.
Ben fanno, pertanto, le Scuole, le Istituzioni Pubbliche (vedi, ad esempio, la proposta normativa dell’ultimo governo, ancora non perfezionatasi, sulle Competenze non cognitive) a stare sul tema delle soft skills. Il problema è sul “come” stare su questi temi.
Le soft skills, a vedere le definizioni, sono sempre legate al divenire e alla gestione del sé, alla capacità, cioè, di risolvere problemi, alla fiducia in sé, alla gestione dello stress, alla capacità di comunicare e gestire relazioni, alla progettualità, e tanto altro. Sono legate, in definitiva, a quella dimensione emotiva, sempre presente nel mondo della scuola, del lavoro, ma di tutti gli ambiti umani, messe, ancora più criticamente, sotto tensione in questa fase storica.
Per cogliere la profondità e la complessità di ciò che stiamo provando ad analizzare, ci viene in soccorso, in modo prezioso, il contributo del Professore Ugo Morelli.
Dell’affascinante intervento del Professore Ugo Morelli dobbiamo, fare nostri, tre fondamentali insegnamenti:
- la centralità della sfera emozionale nei processi di apprendimento e del divenire;
- Ii7 assunti/valori di base che caratterizzano la forma di vita umana e dei nostri comportamenti: Paura, Desiderio, Ricerca, Cura, Rabbia, Dolore, Giocosità.
Valori di base pre-intenzionali, pre-linguistici, pre-volontari. (Ci)Accadono e basta!
- Come la mente funziona e apprende (teoria delle quattro E).
- EMBODED: la mente è ciò che il cervello fa quando è in relazione con gli altri in un contesto.
- EMBEDDED: il contesto; la mente è situata in un contesto e il contesto vincola; non è la stessa cosa, ad esempio, parlare con gli alunni in un museo, in aula, per strada, ecc.
- EXTENDED: la mente è extended, non esiste una mente individuale, singola, perchè noi siamo intersoggettivi per natura.
- EMERGENT: la mente ha una proprietà emergente; esempio: la nostra mente di domani non sarà non è la stessa di oggi.
Il mondo della Scuola dell’Istruzione deve affrontare seriamente la dimensione della variabile emozionale nel vivere scolastico dei giovani studenti, metabolizzando correttamente e praticando, magari, i tre insegnamenti richiamati da Morelli.
Anche le definizioni utilizzate sono inadeguate e insufficiente: soft skills, competenze trasversali, competenze non cognitive, competenze di base…diverse le definizioni che confondo e non restituiscono morfologia e senso intimo della questione.
Il rischio è affrontare la dimensione emozionale di noi umani, centrale nel nostro divenire all’interno della Famiglia, della Scuola e dell’Impresa, con metodologie e strumenti non altezza della sfida che si deve affrontare.
Un errore è, in tal senso, percepire le soft skills come una dimensione completamente differente dalle hard skills.
Prendiamo, come esempio, un caso limite finito in tragedia. Il volo Germanwings 9525 il 24 marzo 2015 viene fatto schiantare deliberatamente dal copilota sulle Alpi di Provenza francesi con 150 persone a bordo. Copilota perfettamente in grado di guidare un aereo (hard skills), ma profondamente in crisi dal punto di vista emotivo (soft skills). Crisi emotiva non registrata da un Impresa (la compagnia aerea) che, alla pari delle altre, tiene, di fatto ancora separate due dimensioni che sono, invece, profondamente intrecciate e unitarie.
In definitiva rischiamo di fare delle soft skills, per restare nelle Istituzioni Scolastiche, una materia in più, un’ora in più, accanto alle altre, nel programma scolastico.
Pericolo sempre presente, a vedere le proposte che girano negli Istituti, fare delle soft skills un elenco di competenze trasversali da diffondere attraverso l’ora di lezione frontale, con del materiale da leggere e qualche esercitazione individuale o di gruppo. Con validazione e certificazione finale magari.
Il rischio, estremamente presente per le Istituzioni scolastiche è dire agli studenti, parafrasando De Andrè, e sempre a proposito di soft skills, “Studente studente fragile se vuoi potrò prendermi cura un’ora al mese di te”.
In conclusione il tema delle soft skills è un tema centrale che và però rivisto, a cominciare dalle definizioni e dalla semantica.
Una proposta potrebbe essere, ad esempio, quella di non parlare di soft skills, definizione settaria e parcellizzata, ma, più unitariamente, di Educazione Sentimentale (richiamando la sempre attuale lezione di Gino Pagliarani).
Educazione Sentimentale, come guida metodologica a percorsi educativi, per docenti e allievi.
Educazione Sentimentale per comprendere e governare meglio, attraverso la formazione, a tutto vantaggio nostro e di chi ci vive intorno, la nostra sfera emotiva.
Il richiamo può farsi inoltre, ad esempio, anche alla Terza Formazione di Gianpiero Quaglino individuando percorsi e metodi per la coltivazione di sé e del proprio paesaggio interiore. “Il metodo della coltivazione di sé sarà l’esercizio e la pratica di esplorazione (osservazione, ascolto e interrogazione), in tutti i modi (in tutte le forme) della riflessione, interpretazione, immaginazione e narrazione” G.P. Quaglino.
Alcuni riferimenti importanti ci sono, e partendo proprio da questi ETN School, con la guida del professor Ugo Morelli, intende proporre percorsi di apprendimento che attraverso la metodologia della Research-Based Learning possano fornire ai docenti consapevolezze, conoscenze e strumenti per cominciare, anche con piccoli passi, un cammino verso Istituti Scolastici che spostano la centralità del proprio quotidiano dall’Insegnamento all’Apprendimento non limitandosi a traferire all’allievo conoscenze (Sapere) o competenze (Saper Fare) ma che siano al suo fianco nell’auspicabile realizzazione del sé e del divenire (Saper Essere). Passaggi indispensabile per passare, concretamente, per dirla con Galimberti, da una scuola dell’ Istruzione ad una Scuola dell’Educazione.