Il primo mese di scuola è ormai trascorso. Seppur tra restrizioni e distanziamenti, dopo quasi due anni scolastici in cui i docenti hanno dovuto affrontare una delle più difficili sfide didattiche, si è tornati a far lezione tra i banchi.
Nel bel mezzo dell’anno scolastico, anzi, all’inizio del nuovo quadrimestre, da un giorno all’altro, ci si è trovati a doversi riorganizzare il modo di fare scuola, facendo i conti non solo con la diversa metodologia da utilizzare, ma anche con la scarsa digitalizzazione del personale scolastico e le problematiche legate al divario digitale che caratterizza il nostro Paese: dispositivi digitali insufficienti nelle famiglie e, molto spesso, assenza di collegamenti a internet nelle case.
Basti pensare che secondo l’indagine TALIS (Teachers And Learning International Survey), somministrata ogni cinque anni dall’OCSE, nel 2018 solo il 35,6% dei docenti italiani si sentisse adeguatamente preparato a utilizzare tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sul posto di lavoro. Dati confermati dal rapporto DESI (Digital Economy and Society Index) 2020 della Commissione europea, secondo cui l’Italia risultava essere 17esima per connettività a internet, ultima per competenze digitali dei propri cittadini e al 26esimo posto per utilizzo di internet.
Eppure, la didattica a distanza è stata, in quest’ultimo periodo storico, l’unico modo per continuare a garantire l’istruzione ai vostri studenti. Come ha affermato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ai microfoni di Sky TG24,
«la DAD è stato uno strumento vitale che ha consentito di evitare l’assenza totale dalle lezioni. Un’alternativa all’assenza, dunque e non alla presenza come molti ritengono: un collegamento con la Scuola che ha evitato un gap culturale e sociale di enormi dimensioni.»
Un’impresa che sembrava impossibile ma che, grazie all’impegno e alla perseveranza di ognuno di voi, è riuscita a compiersi.
Da questa situazione la scuola italiana ne è uscita, però, rinnovata: oggi tutti gli istituti scolastici sono dotati di una piattaforma per la didattica digitale e più della metà dei docenti si è formato per poterli utilizzare.
Oggi si è passati dalla didattica a distanza alla didattica digitale integrata, salvo casi specifici, come il contagio degli alunni o delle relative famiglie o per quegli studenti con patologie gravi o immunodepressi, in possesso di certificati rilasciati dalle autorità sanitarie competenti, così com’è previsto dal Decreto Sostegni Bis. Inoltre, fino al 31 dicembre 2021, attuale termine di cessazione dello stato di emergenza, esclusivamente nelle zone rosse e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità legate all’insorgenza di focolai o a condizioni di rischio estremamente elevato di diffusione del contagio nella popolazione scolastica, i Presidenti delle Regioni e/o i Sindaci possono disporre il ricorso alla DAD per specifiche aree territoriali o per singole istituzioni scolastiche.
Il desiderio comune, secondo quanto detto dal Ministro dell’Istruzione a Sky TG24, è quello di lasciarsi alle spalle l’esperienza negativa della pandemia mondiale che ha coinvolto improvvisamente studenti e docenti di ogni Stato e grado, ma non della digitalizzazione della scuola. Secondo Bianchi, sarebbe, anzi, auspicabile, ricorrere a queste metodologie virtuali anche in casi diversi come, ad esempio, la realizzazione di collegamenti e scambi culturali con classi di altre città d’Europa o con professori ed esperti anche di diversi continenti. Un modo per aprirsi alla diversità rendendola accessibile a tutti.
Per questo il Decreto Sostegni Bis prevede lo stanziamento di risorse utili a dotare le scuole e li studenti di piattaforme, servizi e strumenti digitali, che siano utili alla realizzazione di modalità didattiche a distanza e che siano di supporto al recupero delle difficoltà di apprendimento per studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento ed altri bisogni educativi speciali. Contiene, inoltre, un emendamento specifico in favore delle famiglie svantaggiate, prevedendo anche l’acquisto o il noleggio di dispositivi digitali e di connettività per gli studenti appartenenti a famiglie con ISEE inferiore a 20000 euro, anche con eventuale possibilità di rimborso del costo dell’abbonamento per la connettività per la durata dell’emergenza.
«Malgrado la demonizzazione della Dad, questi due anni hanno spinto la scuola al cambiamento, l’hanno anche migliorata», spiega Laura Suardi, docente al Liceo Parini di Milano, a Federico Cella nell’articolo del 21 ottobre 2021 su Il Corriere della Sera. «Gli ambienti di lavoro digitali, imposti dalla distanza, sono ora uno strumento di condivisione di idee e materiali tra noi docenti e gli studenti. Siamo diventati più accessibili, più vicini ai nostri ragazzi. E si ridefiniscono anche i ruoli: le lezioni diventano un momento partecipato.»
Parole confermate nello stesso articolo da Silvia Bertone, dirigente del Liceo “Elsa Morante” di Firenze:
«Dobbiamo lavorare insieme agli studenti per sfruttare i mezzi tecnologici e cambiare insieme quanto avviene in classe. Siamo ripartiti con la volontà di essere in presenza ma anche di creare una vera didattica digitale integrata: per la scuola significa supporto, aggiornamento e ampliamento dei percorsi tradizionali, una necessità che adesso è alla nostra portata».
Molti istituti scolastici, a tal proposito, si sono dotati, per questo anno, di un piano scolastico per la didattica digitale integrata, che indichi criteri e modalità di erogazione dell’attività scolastica, in modo integrato tra la consueta attività didattica in presenza e le attività didattiche a distanza, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti digitali.
E nella tua scuola qual è l’esperienza con la didattica digitale?