“I docenti, i presidi e i genitori non devono considerare un progetto come un fatto occasionale”. Intervista a Mimma Bruno, docente e valutatrice Erasmus+

La scuola deve puntare di più sulla cittadinanza europea. I docenti devono considerarsi ricercatori e intellettuali, responsabili di una formazione intelligente. Devono sentirsi professionisti e non semplici impiegati. Devono...

La scuola deve puntare di più sulla cittadinanza europea. I docenti devono considerarsi ricercatori e intellettuali, responsabili di una formazione intelligente. Devono sentirsi professionisti e non semplici impiegati. Devono confrontarsi con gli altri mettendo insieme le competenze sia nelle comunità locali sia in quelle nazionali che internazionali. E’ questo l’auspicio di Mimma Bruno, valutatrice esperto di Erasmus+, oltre che referente per la Puglia dell’ADI, l’Associazione Docenti e Dirigenti Italiani e docente di Storia dell’Arte presso il Liceo “Cagnazzi” di Altamura. Straordinario il suo curriculum vitae. Le sue competenze e le qualifiche l’hanno resa nota nel mondo.

Nata da padre pugliese e madre veronese, Mimma vive a Spinazzola ma viaggia tantissimo per seguire e valutare svariati progetti per la mobilità all’estero dei docenti e per occuparsi dei partenariati strategici.

“Ritengo che il Belgio sia molto ben organizzato, anche la Germania è un Paese ben stutturato così come ho scoperto molte belle realtà nella Spagna. Ho respirato un’aria positiva in Finlandia e ho trovato la Svezia molto attenta al rispetto del ruolo dei docenti”. Sono solo alcuni dei Paesi che l’hanno vista protagonista.

Una donna in carriera, che ha saputo percorrere la sua strada con umiltà ed entusiasmo riscuotendo successi ed ammirazione. Una persona che riesce a infondere fiducia e ottimismo.

Nei giorni scorsi accompagnata dal marito ha fatto una capatina nella sede di ETN di Potenza per salutare alcuni progettisti conosciuti a Malaga dove nei mesi scorsi si è svolto un importante incontro sulle competenze trasversali acquisite dagli studenti grazie agli stage all’estero.

“Alla fine degli anni ‘90 – racconta con entusiasmo – ho iniziato a candidare progetti per la scuola in cui insegnavo. In occasione di una formazione individuale di docenti che si svolse in Belgio ho avuto la fortuna di incontrare un’equipe dell’Agenzia Educativa della Commissione Europea. Era stata da poco varata un’azione importante , il “Comenius 3” rivolto alla creazione di reti tra soggetti con diverse esperienze e competenze. Ero curiosa, volli provare a mettermi in gioco ed ebbi l’idea di creare una di queste reti tra scuole, università e centri di ricerca. La mia fu un’idea vincente perché in quegli anni la scuola italiana iniziava ad essere autonoma. Non doveva più chiedere autorizzazioni per lanciare progetti. Insieme ad altre persone capaci e competenti progettammo un’azione che mirava a costruire un’intesa fra istituzioni di ben otto Paesi. Si trattava di una rete che doveva rafforzare la formazione umanistica nei sistemi scolastici europei. Avemmo la soddisfazione che il nostro progetto fu approvato tra i pochissimi presentati. Era l’inizio delle reti. Mi sono trovata – sottolinea – al posto giusto nel momento giusto. La nostra era una rete innovativa e sperimentale per la scuola che teneva insieme soggetti con vocazioni diverse. Questa rete aveva come partner per l’Italia, oltre che all’Università di Bari, l’IRRE – Istituto Regionale Ricerca Educativa – ma il grande prestigio fu dato dalla partecipazione dell’avvocato Gerardo Marotta presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. C’era della sostanza – rimarca con tono deciso – in questo progetto. Oltre all’Italia c’erano la Spagna, la Francia, il Belgio, l’Inghilterra, la Svezia, la Repubblica Ceca e la Romania. Ogni anno c’era un tema che fungeva da catalizzatore di tutte le attività: il teatro, il cinema, l’umanesimo come sostanza dell’unione politica europea. La rete fu presentata a Bruxelles, abbiamo vissuto tre giornate intense nella sede del Parlamento. Ogni anno avevamo l’obbligo di organizzare una conferenza tematica ed in parallelo organizzavamo seminari di contatto. I professori si incontravano e le agenzie nazionali finanziavano questi momenti di confronto. Esperienze esaltanti perché dal progetto grande nascevano tanti altri progetti. Da qui è nata una rete di relazioni e tante iniziative importanti come il Festival Europeen da Livre et de la Lectura Jeunes. Tutti i progetti che mi hanno tenuta impegnata hanno prodotto tante opportunità ma soprattutto hanno prodotto la consapevolezza di essere cittadini dell’Europa. Stiamo attraversando adesso un momento delicato perché nei Paesi che sono stati più aiutati dall’Europa nascono tendenze pericolose. Sovranismi e nazionalismi mirano alla disgregazione dell’Europa”.

Mimma continua a parlare di progetti e di valutazioni evidenziando di essere riuscita a conciliare il suo lavoro con la sua vita privata.

“Ho sempre cercato di conciliare i miei tempi. Quando ho iniziato a spostarmi all’estero le mie due figlie erano già adolescenti e autonome. Forse mio marito ha dovuto sopportare maggiormente le mie assenze ma devo dire che non me l’ha fatto mai pesare.”

Per quanto riguarda le valutazioni dei progetti ci tiene a sottolineare che non è un compito facile.

“E’ molto difficile valutare sia dal punto di vista tecnico che da quello deontologico. Noi valutiamo in coppia o addirittura in tre e siamo sempre monitorati dall’Agenzia Nazionale Erasmus+. Non trascuro mai la considerazione che la piccola scuola non possiede le astuzie dei grandi progettisti e intuisco subito dov’è l’anima dell’Europa”.

Quali le regioni italiane che presentano più progetti?

“Ho la sensazione che siano quelle meridionali e devo dire che ho esaminato ottimi progetti realizzati in Basilicata. L’esperienza mi mostra che ci sono scuole dove si sono create aree di internazionalizzazione e i progetti agiscono da volani ma spesso succede che molti progetti rimangono esperienze che si concludono senza avere un seguito. Vorrei sollecitare i docenti, i presidi e i genitori a non considerare il progetto come un fatto occasionale. Si può fare di più e meglio. La progettazione europea deve ‘intramare’.”

Mimma prosegue dicendo che l’Italia è il Paese che progetta di più per l’Erasmus+. Parla poi dell’accoglienza ricevuta dallo staff di ETN.

“Un ambiente stimolante e molto ben organizzato. Molto spesso si incontrano persone che hanno acquisito tecnicismo. I dipendenti di ETN sono molto preparati, hanno una formazione culturale molto forte. Tanta efficienza e professionalità. Nulla da invidiare alle agenzie straniere . Mi ha fatto piacere trovare in un angolo della Basilicata contesti così seri e capaci. Ho respirato un’atmosfera di gentilezza, cortesia e preparazione. Non dimentichiamo che la rozzezza rovina i rapporti professionali. Lavorano molto bene”.

Mimma conclude parlando dei suoi prossimi obiettivi.

“Con molta franchezza mi piacerebbe trasferire la mia esperienza agli altri. Sono convinta che fino a quando le mie energie lo consentiranno punterò a migliorare quello che è possibile. Insisterò affinché nel sud Italia si svolgano attività per docenti stranieri, abbiamo molti attrattori. Cito per esempio Matera Capitale Europea 2019. Voglio mettere a disposizione le mie esperienze e aprire nuove piste di lavoro. Intendo poi puntare le mie forze sull’educazione degli adulti, il prolungamento della vita ci obbliga a riformarci per scoprire sempre di più. L’azione adulti è in forte espansione e attenzione e non va trascurata. Sono partita da un piccolo paese come Spinazzola e ho speso il mio tempo cercando di costruire cose positive e spero ancora di apportare contributi nel campo della formazione. Agli studenti consiglio di capire quello che serve nella vita, di sapersi gestire e di volare alto. I nostri giovani hanno il mondo a disposizione in un cellulare ma sono convinta che un po’ di sacrifici non guasterebbero. Ai genitori dico di lasciare che i figli facciano le loro esperienze, di lasciar gestire le loro delusioni e le loro difficoltà”.

“Se avessi iniziato prima ad occuparmi di progetti europei – aggiunge con un po’ di rammarico– forse avrei potuto fare di più. Rimpiango di non aver imparato più lingue straniere. Leggo e traduco molto bene l’inglese ma non lo so parlare. Una full immersion in Inghilterrra mi avrebbe sicuramente agevolata”.

E per finire “Vorrei che i nostri decisori politici prendessero più in considerazione il prestigio sociale dei docenti. In Finlandia nella scuola entrano i laureati migliori che devono superare selezioni durissime prima di cominciare ad insegnare. In quel Paese il ruolo dei docenti è considerato al massimo grado. D’altronde da un buon maestro nascono bravi allievi”.

E una buona scuola genera cittadini preparati con competenze spendibili nel mondo.

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