Parlando di Europa, competenze chiave e quindi competenze digitali, diventa automatico parlare anche di stime e bilanci.
Come abbiamo già accennato negli articoli precedenti, l’Italia non registra un primato in questo quadro dominato dal digitale e dalle nuove tecnologie. Il nostro paese infatti secondo il rapporto del DESI, Digital Economy and Society Index, un indice che misura i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, è al ventiquattresimo posto. Questo è un dato dell’edizione 2016, ma negli ultimi anni non si è registrato ancora un netto incremento che ci abbia fatto guadagnare qualche posizione. L’Italia è purtroppo ancora indietro in quanto a digitalizzazione rispetto agli altri Paesi europei.
Gli ultimi dati ci riportano che le competenze più diffuse in Italia sono quelle relative alla gestione delle comunicazioni digitali, seguono la gestione di file e informazioni digitali e la familiarità con i servizi online. Inoltre, sempre secondo il DESI, il 72% degli italiani sa gestire comunicazioni digitali, il 65% sa gestire file e informazioni digitali, il 61% sa fare acquisti online e, in media, circa il 56% ha familiarità con i servizi online mentre solo il 15% sa programmare.
È chiaro che, alla luce di questi numeri, la strada verso una più completa e avanzata acquisizione delle competenze digitali è ancora lunga e bisogna puntare fortemente sulla formazione, anche degli over 65, occorre incentivare le nuove generazioni a intraprendere gli studi in materie tecnologico-scientifiche, le cosiddette Stem, e chiaramente
proseguire con l’attuazione del Piano nazionale Scuola Digitale che sta cominciando a dare i suoi primi frutti. Guardare poi a modelli positivi per apprendere e migliorare questo genere di competenze è un altro passaggio fondamentale.
L’italia potrebbe ad esempio guardare al modello della Transilvania. Nota fino a poco tempo fa solamente per i suoi castelli gotici, il Conte Dracula e le sue leggende spettrali, questo Paese è diventato la punta di diamante delle Tic, della digitalizzazione e del progresso. In particolare la città di Cluj-Napoca, dinamico centro universitario nel nord della Romania, è chiamata oggi la Silicon Valley della Transilvania. Qui sono tantissime le aziende nel settore digitale e tecnologico, il che non solo attira moltissimi giovani ma crea una spirale di energie che coinvolge innovazione, economia, progresso, occupazione e che fa della Transilvania il paese dei giovani e per i giovani, che possono non solo acquisire, ma spendere al meglio le loro competenze.
È questo il modello a cui dovrebbe tendere anche l’Italia, investendo risorse sempre maggiori nel settore del digitale, della formazione per tutti nelle competenze digitali, le sole in grado di offrire un ampio ventaglio di possibilità, di fornire gli strumenti per costruire un futuro migliore, un futuro che guarda al benessere e alla compartecipazione.