Per quanto tempo ancora dovremo cantare questa canzone? – Gli U2 e l’Irlanda del Sunday Bloody Sunday

L’Irlanda è famosa per il cielo, le colline, il trifoglio, i poeti, i folletti e… la musica. Dai Cranberries, ai Thin Lizzy, dai Pogues ai Waterboys passando per i...

L’Irlanda è famosa per il cielo, le colline, il trifoglio, i poeti, i folletti e… la musica.

Dai Cranberries, ai Thin Lizzy, dai Pogues ai Waterboys passando per i Chieftains e i My Bloody Valentine, l’Isola Smeralda ha dato i natali ad alcune delle band più importanti della storia.

Tra queste, una menzione particolare meritano gli U2, attivi dal 1976 e considerati tra le più grandi celebrità della storia (la rivista musicale Rolling Stone li colloca al 22esimo posto nella classifica dei più grandi artisti musicali di sempre).

Fieri della propria irlandesità ma in grado di abbracciare tutti – dopo tutto U2 si legge “you too”, ovvero “anche tu” – sono uno dei pochi gruppi di cui si ricordano i nomi di tutti i componenti dai tempi dei Beatles.
Bono, Edge, Adam, Larry come John, Paul, George e Ringo: e così sia.

Pacifisti, impegnati e, perché no, anche controversi, si distinguono per un rock trascinante spruzzato di elettronica guidato dalla chitarra mitraglia note di Edge, la sessione ritmica solida e subacquea di Adam Clayton e Larry Mullen jr e per la voce struggente e meravigliosa di Bono (sì, quello che fece indossare un paio di occhiali da sole a Papa Wojtyla).

Un aspetto importante lo rivestono i testi, quasi tutti ad opera di Bono: per niente frivoli ma non per questo privi di senso dell’umorismo (“il diritto di essere ridicolo è qualcosa a cui tengo molto” cantano in una delle loro canzoni) profondi, poetici e sinceri parlano di amore, politica, religione – in particolare il rapporto con Dio – disagi adolescenziali. E fatti di cronaca, come Sunday Bloody Sunday, una delle loro prime composizioni a raggiungere le classifiche (dal disco War, 1983). Quante volte avete cantato il titolo durante le confuse feste in discoteca? Batteria marziale, chitarra a squarciare la pelle e SUNDAY BLOODY SUNDAAAAAY urlato come se non ci fosse un domani. Ma di cosa parla la canzone?

La Bloody Sunday del titolo (domenica di sangue) si riferisce ai fatti accaduti il 30 gennaio 1972. Quel giorno, nella città nordirlandese di Derry, l’esercito del Regno Unito fece fuoco sui partecipanti a una manifestazione per i diritti civili. Il bilancio parla di 14 persone uccise e altrettanto ferite.
L’episodio scatenò la rivolta nazionalista nei confronti del governo di Londra.

Una rebel song, dunque? Niente affatto: Bono, 12enne all’epoca dei fatti, volle descrivere la sua reazione nei confronti dell’odio e della violenza fratricida che divide coloro che dovrebbero essere uniti nel nome di Cristo.
“Per quanto tempo ancora dovremo cantare questa canzone?” si chiede incredulo, mentre descrive le scene terribili di quella domenica, tra “cocci di bottiglia sotto i piedi dei bambini e corpi sparsi ai lati del vicolo cieco”. E tra tutte queste macerie e perdite, Bono si chiede se ci sia un vincitore.

Di sconfitte e vincitori, di dubbi e domande è pieno il repertorio degli U2.

Ascoltate le loro canzoni mentre fate air guitar allo specchio e imparate a memoria i testi: Pride (dedicata a Martin Luther King), New Year’s day, One, Miss Sarajevo e With or Without You; e ancora I will follow, Mofo, Walk On, MLK, Beautiful day (dove il cuore è un fiore che sboccia); declamateli, sussurrateli all’orecchio di una persona cara e poi cantateli ad alta voce nel nome dell’amore (“in the name of love”, per l’appunto) con lo sguardo fiero e la mano ben salda sul cuore.

 

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Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha vissuto a Torino, Barcellona, Valencia e Londra. Appassionato di musica, letteratura, ricordi e sguardi fragorosi, in “Do you know that” scrive di elenchi, curiosità, consigli e viaggi (veri e immaginati).
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