Malaga, capitale della Costa del Sol con 300 giorni di sole all’anno.
“Fantastico”, ho pensato ricordando questa piacevole caratteristica; “a meno di diluvi fantozziani, di sicuro non dovrò rispolverare la pronuncia di paraguas (ombrello, in spagnolo)”.
Oltre che per il clima favorevole (metereopatici di tutto il mondo unitevi), Malaga è famosa per aver dato i natali a Picasso, per la sua vita culturale intensa (oltre 30 i musei presenti) e per i numerosi festival tra cui all’inizio di novembre il Festival Internazionale del Jazz e ai primi di marzo il Film Festival.
E se avete il pollice verde e amate camminare, siete nel posto giusto tra alberi, piante secolari e giardini botanici.
E’ una città allegra, Malaga, perfetta per la mia playlist in levare, che ascolto sorridendo fuori tempo alla barista che mi guarda preoccupata.
Sono qui per incontrare Fabrizia, una ragazza di 17 anni del liceo scientifico di Bologna, a Malaga per uno stage nel settore del turismo.
Mentre l’aspetto, osservo da lontano i turisti in fila per visitare il Museo Picasso; tra i loro zaini colorati e le t-shirt con alcune opere del Maestro (sì, t-shirt a febbraio; a Malaga è possibile), scorgo Fabrizia; un rapido cenno della mano e mi raggiunge.
Ordina chocolate e churros – i tipici dolci fritti spagnoli – e mi racconta dello stage che sta facendo nel reparto amministrativo di Malaga Adventure, un’azienda che organizza visite guidate.
All’inizio, ha avuto qualche difficoltà per via dello spagnolo ma dal modo in cui pronuncia jamón e la temibile “jota”, capisco che l’ostacolo è stato superato velocemente.
Mi parla dei suoi colleghi spagnoli, polacchi e portoghesi e di come ha imparato a farsi capire in 3 lingue; distoglie lo sguardo quando mi confessa di aver imparato anche le parolacce in spagnolo ma, aggiunge orgogliosa, “so coniugare i verbi al preterito indefinido, il passato remoto”.
E per dimostrarlo inizia con “tuve, tuviste, tuvo” e va avanti con una simpatica litania che invia alle sue amiche su What’s app.
Le chiedo della città. “Malaga mi piace” risponde, “è ottimista e spensierata come un libro di aforismi sulla vita; non è caotica come una metropoli e spesso il pomeriggio vado al porto a guardare le navi e a immaginare partenze e ritorni”.
E il futuro? “Dopo il diploma voglio studiare spagnolo e girare il mondo per trasformare vecchie pagine in nuovi posti”.
Siamo qui da un’ora e un quarto ed è già il momento dei saluti: dopo un ultimo “in bocca al lupo” in spagnolo mi confondo tra gli altri turisti per masticare passati remoti e futuri radiosi e danzare felice al ritmo di Malaga, maravillosa ciudad andalusa.
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