10 canzoni sulla scuola – Terza parte

Terzo e ultimo appuntamento con le canzoni sulla scuola, a cura del professor Francesco Pugliese. Provate a non cancellarle dalla lavagna… e fatene una playlist! Ai seguenti link potete...

Terzo e ultimo appuntamento con le canzoni sulla scuola, a cura del professor Francesco Pugliese.

Provate a non cancellarle dalla lavagna… e fatene una playlist!

Ai seguenti link potete le leggere la prima e la seconda parte:

 

Francesco Tricarico – IO SONO FRANCESCO (singolo, Italia, 2000)

Uno dei cantautori più originali degli ultimi vent’anni si presenta al pubblico con una canzone esplicitamente autobiografica, fin dal titolo, e che, grazie all’alternanza di malinconia, giocosità, rabbia e speranza visionaria, ha ottenuto un ottimo successo, restando il suo brano più noto. La storia narrata da Tricarico inizia alle scuole elementari, allorquando la maestra gli ordina di scrivere un tema sul padre, pur sapendo che il padre del bambino era morto quando lui aveva solo 3 anni, troppo presto per poter serbare dei ricordi. Questa imposizione viene vissuta in modo traumatico e interpretata come l’origine del disagio che accompagnerà Francesco fino all’età adulta. Di contro, la capacità di reagire con rabbia all’insensibilità (il reiterato verso-sfogo “puttana, puttana, puttana la maestra”, che ha scandalizzato alcuni, contribuendo ad accrescere l’attenzione del pubblico sulla canzone) e la fantasia dei bambini, che consente loro di costruirsi dei mondi alternativi, sono gli strumenti che gli hanno permesso di sopravvivere al mondo (e alla scuola).

The Smiths – THE HEADMASTER RITUAL (dall’album Meat is murder, UK, 1985)

La più influente formazione inglese degli ultimi 30 anni, guidata dal geniale cantante e song-writer Morrissey, ha dedicato molte canzoni all’adolescenza e quindi non mancano riferimenti alla scuola. The Headmaster ritual (“Il rituale del preside”) rimanda certamente all’esperienza scolastica di Morrissey a Manchester, non a caso il brano si apre con i versi “Belligerent ghouls/run Manchester schools” (“demoni facinorosi/dirigono le scuole di Manchester”), un incipit che anticipa il tema di tutto il brano, ossia la denuncia di un autoritarismo violento fino al sadismo da parte dei presidi. Non è chiaro fino a che punto il testo sia ispirato a fatti realmente vissuti o invece sia la trasposizione fantasiosa di un ragazzo traumatizzato (“a metà della settimana, sui campi sportivi/il signor preside ti picchia sulle ginocchia/ti dà ginocchiate nell’inguine/gomitate in faccia”), ma tutta questa sofferenza è in ogni caso un grido disperato contro il modo di fare di certi docenti che, celando la loro brutalità dietro a un modello di insegnamento severo e “motivante” (come il sergente istruttore Hartmann in Full Metal Jacket), umiliano gli allievi che non rispondono, in questo caso, alle loro aspettative di esuberanza fisica e di virilità.

Luigi Tenco – CARA MAESTRA (dall’album Luigi Tenco, Italia, 1962)

Cara maestra è certamente uno dei brani più politici del compianto Luigi Tenco e difatti gli costò un lungo ostracismo da parte della RAI, in un’epoca in cui la censura colpiva praticamente tutti gli artisti che non si limitavano a trattare temi leggeri e inoffensivi. Il cantautore genovese – con il suo tipico stile che riesce a coniugare semplicità e poeticità – si rivolge a una maestra, a un prete e a un politico, mettendo in evidenza le loro ipocrisie. Alla maestra, in particolare, viene rinfacciata la contraddizione tra la nobiltà degli insegnamenti morali e il servilismo nella prassi quotidiana: “Cara maestra, un giorno m’insegnavi/che a questo mondo noi siamo tutti uguali/ma quando entrava in classe il Direttore/tu ci facevi alzare tutti in piedi/e quando entrava in classe il bidello/ci permettevi di restar seduti”. Potrebbe apparire una dinamica confinata in tempi lontani (anche se vent’anni fa ancora accadeva in tutte le scuole), oggi i ragazzi non si alzerebbero neppure per il Presidente della Repubblica in visita… Invece, purtroppo, il classismo e la piaggeria, più o meno istituzionalizzata, nei confronti dei potenti sono fenomeni tristemente vitali, nella scuola così come in tutta la società.

Pearl Jam – JEREMY (dall’album Ten, USA, 1991)

Come abbiamo già detto a proposito dei film sulla scuola, non è infrequente che gli artisti americani affrontino i temi più drammatici e scabrosi relativi alla loro problematica società. E spesso sono proprio le scuole a fare da sfondo a eventi tragici, come nel caso della storia raccontata in Jeremy, uno dei primi successi dei Pearl Jam, storico gruppo grunge di Seattle.

Il testo è ispirato da una notizia di cronaca che si sovrappone a un episodio realmente vissuto dal vocalist Eddie Vedder: Jeremy è un ragazzo difficile, trascurato dai genitori, appare mite e poco sveglio, ma, se provocato, si trasforma in una furia violenta. Un giorno entra nella sua classe e, dopo aver annunciato il suo gesto, senza dare tempo ad alcuna reazione, si spara mortalmente davanti a tutti. Il brano, che, con delicata vaghezza, non descrive in modo esplicito gli avvenimenti, si chiude con la struggente ripetizione dei versi “prova a dimenticare… prova a cancellare… dalla lavagna”: noi, insegnanti e non, non possiamo e non dobbiamo cancellare tutto questo.

 

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Do you know that?_Italiano

Laureato in Lettere Moderne, docente abilitato in italiano, latino, storia e geografia. Una grande passione per il Rock Alternativo e, in particolare, per la New Wave dei primi anni ’80, pur non trascurando cinema e letteratura. Ama viaggiare e ancor di più pianificare il viaggio, fantasticando per ore sull’atlante. Trascorre i pomeriggi tra documentari sugli “Anni di Piombo” e servizi televisivi di calcio d’epoca.
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