Da docente, devo ammettere che guardare film che fanno riferimento al mondo della scuola provoca in me un turbinio di emozioni che trovano sintesi in un duplice piacere: di sollievo, perché spesso queste pellicole rappresentano situazioni ben più dure, violente e drammatiche di quelle che personalmente mi sono (finora) ritrovato a vivere come insegnante; di catarsi, in quanto, come afferma Aristotele, rievocare la propria tragedia attraverso la rappresentazione scenica ha un effetto di purificazione dal male interiore…
Il cinema si è spesso soffermato su questa realtà che, in effetti, ha una rilevanza notevole sia in senso quantitativo che qualitativo nella vita di tutti noi, cittadini del mondo occidentale. Una buona parte di tali film affrontano le tematiche dell’educazione con, quantomeno, il proposito di un’analisi approfondita o di denuncia sociale; tuttavia, hanno riscosso grande successo al botteghino, specie durante gli anni ’80, anche dei lavori completamente disimpegnati: le commedie, soprattutto americane (ma non solo), ambientate nelle scuole superiori o nei college e incentrate sulle avventure boccaccesche di aitanti teenager. Sono talmente numerosi i titoli di questo tipo da essere diventati un vero e proprio filone, il cui precursore è il mitico Animal House, con John Belushi.
Non saranno comunque questi i film che prenderemo ora in considerazione. Ci focalizzeremo, piuttosto, su quelli che propongono un modello educativo e/o ritraggono l’arduo e delicato ruolo della scuola nelle realtà più problematiche. L’elenco che segue non ha assolutamente pretese di esaustività, né è da intendersi come “top 10”. È solo uno spunto per riflettere su dei lavori che ci hanno fatto riflettere.
L’ATTIMO FUGGENTE (Dead Poets Society) – di Peter Weir, USA 1989
Immagino che ogni docente “democratico” si sia ispirato, almeno un po’, al prof. John Keating (interpretato da un Robin Williams al suo meglio), durante la sua carriera.
L’Attimo fuggente mostra con grande efficacia quanto l’insegnamento (nel caso specifico, della letteratura) abbia a che fare con tutta la nostra vita, come ci possa arricchire, svelare risorse nascoste, condurci verso strade che non conoscevamo e che spesso non sono le più sicure da percorrere. Keating ci offre un modello, persino sul piano pratico, su come spingere i giovani all’amore per una disciplina e, contemporaneamente, educarli alla libertà di pensiero e all’anticonformismo; ma il film ha il pregio anche di non trascurare le conseguenze di queste scelte. E non saranno conseguenze trascurabili e indolori, sia per il prof che per i suoi ragazzi.
FUGA DALLA SCUOLA MEDIA (Welcome to the Dollhouse) – di Todd Solondz, USA 1995
La pre-adolescente Dawn Wiener (Heather Matarazzo) incarna pienamente lo stereotipo della “sfigata”: è occhialuta, magrolina, non veste alla moda, vorrebbe piacere ai suoi coetanei (o almeno ad alcuni), ma è insicura, imbranata e sfortunata. La sua vicenda è paradigmatica del cinismo della massa conformista verso gli individui più originali e sensibili, che si rivela fin dalla più tenera età e soprattutto a scuola. Il dramma di Dawn ha comunque luogo prevalentemente a casa, dove viene maltrattata dai fratelli (il “secchione” Mark e la piccola Missy, beniamina di famiglia, tanto carina quanto sadica nei confronti della sorella maggiore) e ignorata dai genitori, che neanche si accorgono dell’assenza di Dawn, quando parte per New York dal New Jersey alla ricerca della sorellina Missy, rapita da un pedofilo. Una commedia assai acre, per non dire spietata, che mette in luce alcune dinamiche tipiche del sistema scolastico e della società americana (ma non solo), basate sulla competitività a tutti i costi e sulla stigmatizzazione del “perdente”.
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