Le fake news sono evidentemente il prodotto di un mondo inondato di informazioni incontrollate e, a volte, incontrollabili (nel senso di inverificabili).
Il prodotto della nuova condizione del giornalista, costretto a fronteggiare questa spaventosa mole di dati, con sempre meno tempo a disposizione per verificarne l’attendibilità – d’altra parte, per scrivere e diffondere un post su Facebook non occorre la tessera di pubblicista e non c’è nessun direttore che se ne assuma la responsabilità.
Il prodotto di un mondo, insomma, che registra picchi elevatissimi sull’asse della quantità e baratri senza fondo sull’asse della qualità: mai come in questo caso le due grandezze sono inversamente proporzionali.
E di scarsa qualità è anche la capacità critica dei fruitori delle fake news, quei lettori che, di fronte a notizie che ne smuovono l’ emotività e che fanno perno sui loro pregiudizi, “dimenticano” ogni criterio di discernimento, ignorando elementi palesemente contraddittori o inverosimili. Il sito del PD, ad esempio, che presenta un interessante approfondimento sull’argomento, ricorda come, nel 2017, nei giorni successivi al funerale di Totò Riina, apparve in rete una foto che ritraeva Maria Elena Boschi, Laura Boldrini e altri esponenti della passata maggioranza di governo alle esequie del boss corleonese.
Era una bufala talmente palese da non necessitare nemmeno di smentita, eppure divenne virale nel giro di pochi minuti, suscitando un’ondata di incredibile sdegno.
Il sito evidenzia anche come le fake news di argomento politico siano spesso diffuse da siti in qualche modo vicini ai sostenitori di Movimento 5 Stelle e Lega (anche se non ufficiali) e di come abbiano danneggiato il PD alle elezioni. Ciò è possibilmente vero. Tuttavia, il 9 marzo 2018, il Fatto Quotidiano ha denunciato una falsa notizia diffusa da esponenti del PD, riguardante file di migranti davanti ai Centri per l’Impiego di molte città, allettati dalle promesse di reddito di cittadinanza promesso dal Movimento 5 Stelle, all’indomani della vittoria elettorale dei grillini. È dunque evidente che questa modalità di disinformazione si sia ormai radicata come (scorrettissima) strategia di propaganda politica, sintomo di una generalizzata perdita di valori che conduce a un opportunismo senza scrupoli e senza ritegno.
D’altra parte, la questione ha da tempo acquisito un respiro internazionale ed è all’ordine del giorno in molti Paesi. La Russia ha notoriamente sfruttato la proverbiale faciloneria dell’elettore americano medio per manipolare l’opinione pubblica e condurre Donald Trump alla Casa Bianca e pare che abbia messo lo zampino anche nella kermesse elettorale italiana.
Di fronte al dilagare delle fake news e spaventata dalla bellicosità non-ortodossa del temibile quasi-vicino (la Russia di Putin, appunto), la Svezia ha deciso di inserire nei piani di studio l’educazione alla lettura critica fin dalla scuola primaria. Inoltre, a partire da maggio, il governo social-democratico svedese sta distribuendo degli opuscoli dal titolo “Se una crisi o una guerra arrivano”, che, oltre a fornire indicazioni sui comportamenti da tenere in situazioni estreme, si sofferma su come gestire la diffusione di fake news, utilizzabili anche a fini militari.
Il sito agendadigitale.eu ha analizzato in modo esaustivo il tema, provando a sistematizzare le caratteristiche che definiscono i contenuti ascrivibili alle categorie delle fake news, le motivazioni degli autori, le modalità di diffusione delle notizie, l’identikit del lettore di fake news. Si può considerare una notizia “fake” quando è completamente inventata o quando il suo contenuto viene alterato, ma può essere bollata come tale anche se presenta un titolo o una foto fuorviante, oppure se decontestualizza le informazioni che utilizza: può essere sufficiente a inondare il web di notizie ingannevoli. I loro titoli, spesso, contengono una grande quantità di punti esclamativi e di maiuscole, per attirare immediatamente l’attenzione del potenziale lettore, e spesso le immagini sono forti, tali da non passare inosservate: quando ci imbattiamo in titoli e foto simili, conviene accostarsi al testo con una certa attenzione.
Se è possibile individuarne le caratteristiche, allora è possibile anche acquisire la consapevolezza necessaria per difenderci dalle fake news. Certamente non è un fenomeno da sottovalutare e non solo per le ripercussioni sulla politica: le fake news che minano la credibilità degli scienziati, ad esempio, portano a gravi conseguenze, come si è visto di recente a proposito dei vaccini per i bambini. Il modello svedese mi sembra assai positivo: solo la formazione scolastica (dalla primaria all’Esame di Stato) può fornire la corretta educazione all’informazione a tutti e in maniera approfondita. È l’unica strada per contrastare un fenomeno inquietante.
Il corso di e-learning Giornalismo 3.0, disponibile online sulla piattaforma www.etnlearning.com, si propone, tra i suoi contenuti, anche di stimolare un’accurata riflessione sul tema (leggi anche http://www.educationtrainingnetwork.com/magazine/2018/07/06/disinformazione-ai-tempi-delle-fake-news/).