Nel dicembre 2006 il settimanale Time incoronò come persona dell’anno You, ovvero ciascuno di noi.
La nota rivista americana, infatti, pubblicando in copertina un computer con uno specchio al posto dello schermo, scelse, come simbolo dell’anno che stava per concludersi, la figura dell’internauta, in rappresentanza di tutti coloro che avevano contribuito all’esplosione della democrazia digitale usando Internet per diffondere parole, immagini e video.
A corredo dell’immagine una frase con toni entusiastici esclamava: “Yes, you. You control the Information Age: Welcome to your world”.
Ma sono davvero gli utenti a controllare l’informazione grazie alla rete?
Sicuramente l’avvento del World Wide Web ha sottratto il monopolio della divulgazione delle notizie ai cosiddetti media tradizionali, trasformando i piccoli contributi di milioni di persone in un fenomeno dalle notevoli conseguenze.
Rompendo infatti lo schema comunicativo tradizionale, la comparsa della rete ha reso il flusso delle informazioni più veloce e immediato, permettendo al fruitore non solo di documentarsi accedendo a fonti praticamente illimitate, ma anche di diventare a sua volta divulgatore di notizie.
E così, ciò che in passato era potere esclusivo dei giornalisti, è diventato al giorno d’oggi un’opportunità per tutti.
Grazie alle nuove tecnologie digitali, infatti, dal piccolo paese australiano alle grandi metropoli americane, ciascuno di noi può raccontare storie o rendersi protagonista di un racconto, portando gli altri in luoghi sconosciuti o testimoniando eventi eccezionali.
Tuttavia, l’elevata persuasività del web, se da un lato ha aumentato la partecipazione, dall’altro ha permesso il proliferarsi senza controllo di informazioni false o distorte in grado di manipolare i più diversi settori della conoscenza, influenzando talvolta anche l’opinione pubblica in dibattiti importanti.
Indicate con il termine inglese di “fake news”, le informazioni inventate, ingannevoli o distorte vengono infatti rese pubbliche nel deliberato intento di disinformare il lettore o indurlo in errore, spesso con titoli sensazionalistici, esagerati o palesemente falsi, al fine di ottenere la sua attenzione, distorcendone la corretta percezione della realtà.
Soprattutto grazie ai social media, strumenti altamente democratici per quanto concerne l’esercizio della libertà di parola, il fenomeno ha assunto dimensioni dilaganti, tanto che da qualche anno numerose sono le classifiche stilate per incoronare le migliori fake news del momento.
Dagli avvistamenti di animali fantastici alle teorie apocalittiche sulla fine del mondo in base a stravaganti interpretazioni bibliche, la pericolosità della diffusione di false notizie aumenta quando riguardano temi importanti, quali la salute o la politica.
E se la falsa dichiarazione di Trump su un possibile incoraggiamento dell’immigrazione da parte della Statua della Libertà ci ha strappato un sorriso, il fotomontaggio della donna musulmana che guarda il telefono mentre cammina indifferente tra le vittime dell’attentato di Londra ha rischiato di minare pericolosamente il già delicato rapporto tra le due diverse civiltà.
Occorre, quindi, saper destreggiarsi tra le infinite informazioni che ci colpiscono ogni giorno, sviluppando capacità critica e consapevolezza adeguata nella valutazione di un contenuto informativo.
Ma com’è possibile distinguere una buona notizia da una “bufala”?
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