In una società immersa nella comunicazione orale, possedere la capacità di organizzare un discorso e di pronunciarlo in maniera chiara e corretta diventa uno strumento importante nei rapporti di potere.
La naturale inclinazione personale può sicuramente aiutare ad affrontare nel modo giusto una prova di public speaking, tuttavia la storia ci insegna che, nel corso dei secoli, non pochi sono stati gli esempi di chi, grazie all’impegno e ad una giusta dose di coraggio, ha potuto migliorare le proprie qualità oratorie, raggiungendo ottimi risultati in termini di efficacia comunicativa.
Numerose testimonianze risalenti all’antica Grecia ci raccontano, infatti, che il greco Demostene, considerato uno dei più grandi oratori di tutti i tempi, nei suoi anni giovanili fosse particolarmente affranto per i suoi gravi difetti di pronuncia. In un mondo che considerava l’arte oratoria come strumento indispensabile per l’ascesa sociale e politica, una corretta dizione rappresentava, infatti, un requisito di estrema importanza.
La soluzione al suo problema arrivò da un attore di nome Satiro che lo educò all’importanza della respirazione e lo sottopose a bizzarri esercizi che consistevano nell’affrontare lunghe orazioni trattenendo alcuni sassolini all’interno della bocca.
In un’epoca più recente, una simile storia ha ispirato la creazione di un film di successo, il “Discorso del Re”, realizzato nel 2010 dal regista Tom Hooper. Ambientato nell’Inghilterra degli anni Trenta, il film narra la storia vera del Duca di York, salito al trono con il nome di Giorgio VI.
Alla morte del padre, re Giorgio V, dopo la scandalosa abdicazione del primogenito Edoardo VII, il secondogenito “Bertie” si ritrova costretto ad assumere il gravoso compito di guidare un Paese in difficoltà, alle soglie della seconda guerra mondiale.
In un momento storico così cruciale, il Paese ha assolutamente bisogno di un leader che lo guidi, infondendo al popolo quella fiducia nel futuro che sembra essere ormai perduta.
Ma c’è qualcosa che impedisce al nuovo re di affrontare il suo ruolo con sicurezza; una grave forma di balbuzie nervosa che, sin da piccolo, gli ha provocato seri problemi di comunicazione pubblica.
Con l’aiuto dell’eccentrico logopedista australiano Lionel Logue, attraverso esercizi terapeutici e pratiche non convenzionali, il re riuscirà a superare le sue insicurezze, affrontando con successo quella che per anni è stata la sua più grande paura: parlare in pubblico.
Sarà, infatti, la prima prova di public speaking a consacrarlo come guida carismatica del suo Paese: il primo discorso ufficiale tenuto alla radio, medium in ascesa in quegli anni, con cui il re guiderà la nazione unita contro il pericolo della Germania nazista.
Pratica ed esercizio sembrano essere la strada giusta per diventare degli ottimi speaker, ma esistono altri accorgimenti comunicativi da applicare per rendere avvincente una comunicazione.
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