Ecco la terza parte del “Breve saggio tra la cattiva scuola del recente passato e la buona scuola di oggi” scritto per noi dal Prof. Rocco Colonnese.
Qui potete leggere la prima e la seconda parte.
La soppressione degli esami di riparazione per colpire la prassi delle lezioni private (che gravavano sulle famiglie) e l’istituzione dei corsi di recupero (che gravano su tutti i contribuenti) hanno rappresentato ulteriori elementi di criticità perché hanno generato atteggiamenti e comportamenti inattesi: i presidi hanno potuto scegliere i docenti più collaborativi e tacitare i più esigenti ai quali poter dire : <ti ho concesso finanche 10/15 ore di lezioni supplementari ed ora ti devi attivare per recuperare coloro che hanno difficoltà di apprendimento>; i docenti hanno potuto dichiarare che con le loro abili strategie ne hanno favorito il pieno recupero; i genitori si sono ulteriormente allontanati dalle scuole, convincendosi che la segnalazione degli alunni in difficoltà ed il relativo recupero fosse semplicemente un automatismo interno, un dovere istituzionale; gli alunni, poi, con esclusione di tutti i pendolari (che rappresentano il numero più consistente) per ovvi motivi di carenza dei trasporti pubblici pomeridiani, hanno assunto sempre più atteggiamenti inerziali, nella convinzione che si trattasse di mera formalità, dagli esiti positivi scontati. L’ alta percentuale dei maturati annuali insegna. Questa convinzione è rovinosa anche nel corso dell’anno fra gli studenti, che non hanno più la spinta allo studio, essendo l’esito finale garantito universalmente a priori; e così la mediocrità avanza e la bravura va a farsi benedire.
L’amarezza di questa testimonianza non è frutto di un animo esacerbato e malevolo, ma un sentimento tanto diffuso che chiunque può rinvenirlo nelle dichiarazioni rese sui social da quanti sono ancora in servizio, che anche nelle recenti elezioni politiche hanno dimostrato con il voto la loro disapprovazione alle recenti politiche scolastiche degli ultimi governi.
Certamente la società è cambiata e con essa metodi di e strategie nella scuola,non fosse altro che per il generalizzato maggior livello culturale della popolazione e la più affinata sensibilità verso le disabilità purtroppo in crescita; la tecnologia ha offerto molti mezzi e possibilità per favorire migliori approcci alle discipline ed una maggiore comprensione delle dinamiche del mondo globalizzato. Ma ciò non può segnare la supremazia dei tecnicismi rispetto ai saperi sostanziali: non si può prescindere dalle buone conoscenza per acquisire le competenze e pure queste non sono mai bastevoli per essere adeguate alla realtà. Non molti anni fa, per esempio, una laurea in lingua straniera poteva essere sufficiente all’insegnamento o ad altro inserimento nel lavoro, ma ora essa da sola non basta perché è uno strumento di trasmissione di altre competenze. E ciò comporta non uno sconto nei piani di studio, ma più determinazione e più impegno, che possono essere favoriti dalle nuove tecnologie, senza dovere abbassare i livelli e contentarsi del meno; tanto più allorché si entra in contatto con altre etnie che sono più determinate a fuggire da orrori e miserie, per essere compartecipi dei livelli della civiltà occidentale. I nostri studenti dovranno essere in grado di competere e non solo in termini di buona educazione: ma questo implica il rispetto di regole condivise, tanto studio, applicazione senza sotterfugi né scorciatoie, né percorsi agevolati, né la generosa benevolenza dei dirigenti e degli insegnanti: non ci possono essere bulli e svogliati difesi a spada tratta da genitori iperprotettivi e da cavillosi azzeccagarbugli, poiché è il medico pietoso che rende la piaga verminosa.
La pedagogia di questo secolo ha dimostrato che ad ogni corrente di pensiero se ne contrappone un’ altra con altrettanto valide ragioni, che ad ogni tesi si contrappone un’antitesi, ma la sintesi è data dalla globalità del sapere; perciò ogni strategia è valida se porta frutto, senza doversi appagare di saperi effimeri, ricavati alla bisogna dai social, da parte dei giovanissimi smanettoni. Certo i docenti dovrebbero essere maggiormente apprezzati e sostenuti, meglio retribuiti in quanto responsabili della formazione delle generazioni future ed investire su di essi potrà aiutare i nostri giovani a fronteggiare le sfide presenti e quelle a venire; occorrerà formarli all’uso delle tecnologie informatiche, perché non ne provino soggezione, almeno per pareggiare la padronanza dimostrata nel merito dai giovani millennials, e senza perdere di vista l’ unitarietà dei saperi.
E poiché ogni nuova conoscenza è un arricchimento spirituale, un incontro con altri mondi e sensibilità, è una visione di nuove realtà che modificano e migliorano quanto già acquisito, é un viaggio nel tempo e nello spazio, apprezzo molto la filosofia che sottende alle iniziative di ETN che, proponendo itinerari reali e realizzabili sotto forma di brevi permanenze, di stage, di corsi intensivi, di scuole estive e di viaggi veri e propri in diverse località estere, facilita gli incontri tra mondi diversi, favorendo il confronto e lo scambio delle esperienze, la piena accettazione degli altri, il reciproco ampliamento degli orizzonti culturali e ci rende, come l’eroe omerico, meno bestie e più umani.