Seduto nel McDonald di Alexander Platz, stai sfogliando la guida scaricata da Internet sulle cose da fare assolutamente quando ti trovi all’estero.
Con il dito sporco di ketchup vai a pagina 4, quella dedicata alla gastronomia locale e hai un sussulto! Ti trovi nella capitale tedesca da 3 giorni e hai svaligiato tutti i McDonald e i Burger King della zona, il tuo amico sta prendendo le sembianze di un cheese burger ma, dannata pigrizia, non hai gustato neanche un piatti tipico tedesco.
E così ripensi a Montaigne, Montesquieu e qualche filosofo che ha scritto un aforisma sul conoscere le tradizioni altrui e ti fiondi nel ristorante più vicino alla ricerca del piatto tipico perduto.
La cucina di Berlino è semplice, abbondante, con pochi fronzoli e i piatti tipici hanno dei nomi che potrebbero intimorire uno dei protagonisti de “I Mercenari”.
Ma una volta imparata la pronuncia – nella peggiore delle ipotesi puoi sempre far scivolare il foglietto nelle mani sicure del cameriere e sorridere imbarazzato – sei pronto a destreggiarti tra Schlesisches himnemelreich (filetto di maiale cotto al forno con frutta secca) e l’impronunciabile Kartoffelpuffer mit Apfelmuß (dietro lo scioglilingua si nascondono delle deliziose frittelle di patate con mousse di mele”).
Se i nomi lunghi ti spaventano, puoi cimentarti con il più breve Sauerampfersuppe, la “zuppa di acetosa” (una pianta erbacea perenne) e uscire dal ristorante con lo sguardo da intellettuale soddisfatto e lo stomaco in forma.
Vale la pena provare, rischiare, conoscere, sperimentare. Dopo tutto, il cibo è cultura e mangiare è “incorporare un territorio” (Jean Brunhes).
Ti abbiamo convinto? Allora buona esplorazione e buon appetito.