Si dice che si leggono storie alla ricerca della propria, oppure inseguendo quelle parole che vorremmo sentirci dire. E’ spesso tra le pagine di un libro che troviamo frasi che ci appartengono o condividiamo. Magari sottolineandole, o semplicemente imprimendole nella memoria, ricordiamo le parole che ci hanno fatto annuire mentre le scorrevano i nostri occhi nel fondo della pagina, pronti a voltare capitolo. “Il mondo non verrà rifatto mai, se nessuno tenta di rifarlo”: è questa la frase che ha catturato la mia mente, tratta dal romanzo storico contemporaneo della scrittrice statunitense Donna Woolfolk Cross “La papessa” . La frase citata fuoriesce proprio dalle labbra della protagonista, Giovanna, e pare essere una summa sia dell’intero volume che della complessa personalità della donna.
E’ un libro che poggia infatti interamente sul contrasto tra staticità e dinamicità, riflessione e azione, prontezza del pensiero e reticenza del corpo, oppure mancanza di riflessione e azioni impulsive affidate a logiche prive di spiritualità, che vede contrapposti la profonda e vincolante idea conservazionista della Chiesa cattolica colta nei primi secoli dopo Cristo da un lato, e la raggiante e fresca sapienza e volontà di innovazione di una donna dall’altro. Costato circa sette anni di ricerche storiche che rendono la storia un’impeccabile ricostruzione dei tempi e degli spazi degna di un archeologo, il romanzo, ambientato per l’appunto nel Medioevo del primo secolo dopo Cristo in un’ambientazione che passa dalla germanica Ingelheim all’italica Roma, mette a fuoco un universo ricco di contraddizioni, che deve essere silenziosamente e radicalmente sovvertito. Ad attuare il cambiamento, una donna che nasce con l’amore per la conoscenza e che sfidando i ruoli precostituiti e le usuali tradizioni avanza a grandi passi nella gerarchia religiosa, fino ad essere eletta papa sotto le mentite spoglie dell’omonimo fratello in realtà defunto, e sotto il nome di Giovanni Anglico. La frase, secondo il mio parere, riassumerebbe l’intero romanzo in quanto è la definizione dello spirito della protagonista in viaggio in un universo troppo limitato e arretrato per la sua intelligenza lungimirante: un mondo di cose da cambiare, una sola contro tanti dal coraggio di parlare e di esporsi alle critiche, a qualunque prezzo.
La conoscenza che la protagonista agogna non è accessibile alle donne: è per questo che il cambiamento parte da lei. Non accettando con caparbia fermezza una vita che gli altri le hanno già costruito tutt’intorno, Giovanna decide di tentare un salto pericoloso ed estremo, che rappresenta la demolizione del concetto antico universalmente accettato di “donna” e la dimostrazione che non c’è limite alla realtà quando una forza più grande intende cambiarla. La paura lascia il posto alla curiosità, che guida la protagonista in ogni tappa del suo meraviglioso percorso. Non mancano comunque i momenti in cui Giovanna si sente inadeguata: “donna nel corpo e uomo nella mente” si percepisce qualche volta, anche in quanto si trova costantemente esposta alla più pericolosa tentazione di tutte, l’amore di un uomo, il conte Gerardo, che manderebbe in rovina la figura che si è costruita e la farebbe scoprire agli occhi di una Roma pronta a linciarla al suo minimo errore. La Roma del degrado e della corruzione è quella che Giovanna si trova davanti al suo arrivo e che tenta di bonificare con il suo benefico operato. I suoi avversari, aspiranti al Trono di San Pietro, faranno di tutto per screditarla, in quanto personalità influente e scomoda sin dalla sua prima parola, messi in imbarazzo dalla sua saggezza.
Il segreto di Giovanni Anglico, in realtà Giovanna di Ingelheim, sembra essere al sicuro fino a quando la sua natura di donna non si fa sentire: è cedendo ai desideri del corpo che la papessa perde il suo ruolo. Infatti, durante la processione di Pasqua ella viene pubblicamente e tragicamente smascherata, partorendo il feto che aveva tentato di abortire tempo prima. Di fronte all’inganno svelato, i suoi successori faranno di tutto per cancellarla dalla storia, e Anastasio, il nomenclatore che Giovanni Anglico aveva sostituito, per vendicarsi di lei e della sua forte personalità che l’avevano relegato nell’ombra, lo escluderà dal glorioso Liber pontificalis, la cronaca ufficiale di tutti i papi. A renderle giustizia i lettori, che rispolverano una vicenda al confine tra verità e leggenda, ma che senz’altro tradisce alcune delle paure maggiori dell’uomo, come il timore tutto medievale di essere superati in scaltrezza e intelligenza da una donna. Soprattutto, il libro rappresenta un focus sulla millenaria e ancora attuale paura dell’uomo del cambiamento. Criticata aspramente per l’idea di voler istituire una scuola femminile in un tempo in cui le donne erano ritenute indegne di essere istruite, Giovanna si difende affermando che “ogni cosa vecchia un tempo è stata nuova”, spronando gli animi alla trasgressione dei tabù insensibili e vuoti della memoria ancestrale, a smentire alcuni concetti falsi, come ad esempio quello, sostenuto da uno dei personaggi che Giovanna incontra nel suo percorso di papa, secondo cui maggiore è la quantità di nozioni apprese da una donna, minore è il numero di figli che può partorire.
Di fronte a simili assurdità, la papessa dimostra, estendendo il discorso in senso universale, che non è sterile il corpo di una donna colta, ma polveroso e improduttivo l’intelletto di chi sostiene tale tesi. Contro le menti ingabbiate il libro muove la sua critica. A volte bisogna saper ragionare con cuore, animo e mente all’unisono, senza aver paura di alzare la voce. In fondo il romanzo risulta al massimo grado espressivo e coerente nel messaggio che affida al lettore, che si rivela essere poi un insieme di tanti piccoli suggerimenti, proprio perché estremizza le paure dell’uomo e le mette tutte in rassegna di fronte ad un essere umano che interviene, a mo’ di nuovo Cristo Redentore, a diffondere una parabola innovativa, travestendosi e camuffando la sua vera identità, invecchiando nei panni di un uomo. La papessa, considerando come leggendaria la sua esistenza, è una figura esagerata nelle sue caratteristiche che si staglia come simbolo di tutta una serie di voci femminili alla ricerca della loro giusta considerazione. A tratti perfino blasfema, contro le leggi della Chiesa, è una personificazione della illimitata volontà di sapere, che se negata si esprime attraverso un concetto inedito e parodisticamente in contrasto con tutto il gruppo clericale ostile e offensivo. Se trattenuta troppo a lungo, un’idea si concretizza in una forma di conseguenza dai tratti forti, ed è questo il leitmotiv del romanzo della Cross, un’idea che si fa via via più grande ed incombente fino ad esplodere nel suo più grande e prorompente aspetto. Trionfo del paradosso, paradiso della contraddizione, “La papessa” è il romanzo che si legge come scoperta di nuove pulsioni, che, messe di fronte alle convenzioni, fanno scaturire una reazione potente ed incontrollabile, e alla fine gli occhi dello spettatore sono rivolti verso una verità criptica che aspetta la giusta luce per essere riscoperta in quanto paradigma di un percorso che ogni uomo affronta, dalla scoperta delle proprie radici all’adempimento del suo destino.