Un’esperienza di mobilità all’estero può accompagnarti per tutta la vita e ricordarti l’importanza di essere curioso e coltivare la voglia di confrontarti con gli altri.
Durante gli anni vissuti a Roma per motivo di studio, sono entrato in contatto con tantissimi miei coetanei che di ritorno da un progetto erasmus all’estero apparivano diversi, cambiati, sicuramente più dinamici, propositivi e flessibili nell’affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane. Trascorsi due anni dalla laurea, e nonstante le belle esperienze fatte, sentivo che qualcosa mi mancava. Avvertivo il profondo bisogno di sfidare le certezze e le comodità acquisite, confrontadomi con un contesto completamente differente rispetto a quello di origine. Avvertivo la necessità di fare quello che altri avevano fatto prima di me: un’esperienza di mobilità all’estero. L’opportunità mi si presentò con la pubblicazione di un bando Leonardo promosso dalla Provincia di Potenza per lo svolgimento di un tirocinio della durata di 12 settimane. Col senno di poi, la scelta di candidarmi fu sicuramente una delle più importanti per la mia vita privata e professionale: sono partito per Portsmouth (UK) con la valigia carica di ansie, preoccupazioni ed incertezze e sono tornato a casa con una maggiore consapevolezza di me stesso. Nel mezzo un’esperienza forte, intensa, vissuta tutta d’un fiato tra una riunione in ufficio, una birra con nuovi amici e una gita fuori porta.
Perché un contesto culturalmente, linguisticamente e organizzativamente diverso dal tuo ti mette “con le spalle al muro”, ti costringe a giocare una partita diversa da quella che hai sempre giocato, ti obbliga a misurarti con te stesso, offrendoti al contempo la possibilità di reinventarti, di scoprire o riscoprire quelle capacità e competenze che in un ambiente schiavo della routine rischiano di scomparire. Tutto questo mentre si acquisiscono nuove skills spendibili sul mercato del lavoro. Un’esperienza che spesso ti restituisce la forza di portare avanti progetti e passioni con la consapevolezza di chi se l’è saputa cavare in altri contesti. C’è un’espressione che sinteticamente tiene dentro tutto questo: “learning by moving”. Poco più di uno slogan fino a quando non si vive in prima persona. Un’espressione dove il termine learning assume un significato più ampio di quello formale e professionale fino ad abbracciare quello di esperienza di vita globale e totalizzante.
Quando in Inghilterra parlavamo con i coinquilini del momento che stavamo vivendo, concludevamo sempre con una domanda: “uagliò, ma come si fa a fare di professione il Leonardo?”. La risposta è semplice: basta portare con sé quello spirito di curiosità e quella voglia di confronto che ci hanno spinto a partire. SI!, si può fare di professione il Leonardo.
Vittorio Rosa
